01/06/2007, 00.00
MALAYSIA
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Un musulmano può abbandonare l'islam, ma solo nel modo stabilito dalla sharia

Lo afferma il capo della Giustizia malaysiana, che appoggia il verdetto della Corte federale sul caso Lina Joy, convertita al cristianesimo ma costretta ad essere giudicata dalla legge islamica. Il premier Badawi esclude pressioni politiche sui giudici e ammette la necessità di affrontare, in sede di governo, i problemi dei cittadini non musulmani con i tribunali islamici.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – “Abbandonare l'islam non è proibito, solo che va fatto con modalità e procedure precise, stabilite dalla sharia”. Ad affermarlo è il capo della Giustizia malaysiana, Ahmad Fairuz Sheikh Abdul Halim, che interviene nell’acceso dibattito sulla libertà religiosa in Malaysia dopo la sentenza della Corte federale sul caso Lina Joy. Lo scorso 30 maggio, due giudici su tre hanno respinto l’appello della donna, convertita al cristianesimo, che da anni chiede all’anagrafe di cancellare la parola “islam” dalla sua carta d’identità, non essendo più musulmana.
 
Il più alto tribunale civile del Paese ha così rimesso la decisione alla Corte islamica, alla quale l’anagrafe chiede una dichiarazione di apostasia della donna per procedere con la modifica del documento.
 
Di fatto nel Paese esistono due legislazioni: quella islamica e quella costituzionale che spesso entrano in conflitto. Nel caso di Lina Joy è evidente: la Costituzione garantisce la libertà di religione; la legge islamica punisce la conversione a un'altra religione.
 
Ora più che mai le minoranze religiose in Malaysia si sentono minacciate e denunciano l’imposizione della sharia anche a cittadini non musulmani.
 
Come riporta il quotidiano nazionale The Star, il capo della Giustizia ha appoggiato con forza il verdetto della Corte federale e spiegato: “Non è appropriato dire che Lina Joy non è sotto la giurisdizione del tribunale islamico, perché non professa più l’islam, (in quanto) anche il modo con cui si lascia la religione è stabilito dalla religione stessa”. La semplice dichiarazione con cui un musulmano rinuncia all’islam - conclude - non basta per rimuovere la voce “islam” dalla sua carta d’identità, “l’apostasia è infatti è una questione su cui ha competenza la sharia”.
 
Intanto ieri il premier malaysiano Abdullah Badawi ha chiarito che “nessuna pressione politica è stata esercita sui giudici della Corte federale" e ha ammesso che i problemi dei cittadini non musulmani con i tribunali islamici sono un argomento, che il governo dovrà trattare. Da tempo la comunità cristiana chiede che le autorità ribadiscano la supremazia della Costituzione sulla legge islamica.
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