14/06/2013, 00.00
IRAN
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Urne aperte in Iran, Khamenei chiede al popolo di votare

I conservatori si presentano divisi e rischiano di rubarsi i voti a vicenda. Moderati e riformisti uniti intorno ad Hassan Rohani sperano di arrivare al ballottaggio del 21 giugno. La Guida Suprema: “I voti servono per dare al successore di Ahmadinejad la forza per combattere i nemici della nostra Repubblica”.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Si sono aperte questa mattina alle 8 (le 5.30 in Italia) le urne elettorali per la scelta del nuovo presidente iraniano. Dopo due mandati e 8 anni al potere, il presidente uscente Ahmadinejad lascia il campo: incerte le previsioni sul risultato, dato che nessuno dei sei candidati principali sembra avere la forza per uscire eletto al primo turno.

Il candidato riformista, Hassan Rohani, ha incassato l'appoggio dei moderati - primo fra tutti l'ex presidente Khatami - e spera di arrivare almeno al ballottaggio del 21 giugno. Le divisioni nel campo dei conservatori - rappresentati dal capo negoziatore nucleare Saad Jalili, dall'ex ministro degli Esteri Ali Akbar Velayati e dal sindaco di Teheran Mohammad Bagher Ghalibaf - non si sono risolte nelle ultime ore e i tre rischiano di rubarsi voti a vicenda.

Rohani ha 65 anni ed è un religioso sciita già capo dei negoziati per il nucleare ai tempi del riformista Khatami. Laureato in legge all'università di Teheran, ha anche ricevuto il dottorato a Glasgow. Nella sua campagna egli propone una maggiore libertà di stampa e un minor controllo sociale. Egli ha già detto che vuole indirizzare la società verso uno stile meno conflittuale con l'Occidente. Secondo gli analisti, la chiave della sua campagna potrebbe essere proprio nell'unione di riformisti e moderati attorno a un singolo candidato.

In ogni caso, sottolineano diversi esponenti anche del lato moderato, è improbabile che il voto porti un qualche cambiamento sostanziale nei rapporti tra Iran e Occidente. Dei tre candidati conservatori, tuttavia, solo Jalili vuole mantenere la robusta politica intransigente dell'Iran sul nucleare mentre gli altri due - Velayati e Qalibaf - non hanno intenzione di tirarsi indietro dal programma che tanto preoccupa l'Occidente, ma hanno criticato con forza la politica intransigente di Jalili.

I seggi rimarranno aperti per 10 ore, anche se il ministero degli Interni potrebbe decidere di rinviare la chiusura fino a mezzanotte a seconda dell'affluenza. Se nessuno dovesse ottenere il 50,1% dei voti si andrà (come sembra scontato) al secondo turno il prossimo 21 giugno; i primi risultati sono attesi per sabato.

Forse proprio per cercare di compattare il settore conservatore, la Guida suprema iraniana Ali Khamenei ha esortato questa mattina gli iraniani a votare in massa per le elezioni presidenziali. Il leader religioso e politico del Paese ha sottolineato più volte anche nelle scorse settimane "l'importanza suprema" dell'avallo popolare al'elezione del successore di Ahmadinejad: "E' necessario a conferire forza alla carica nell'affrontare i nemici della Repubblica islamica". Per ora i sondaggi prevedono un'affluenza del 60-70 % con picchi anche del 77 %. Alle elezioni parlamentari dell'anno scorso la partecipazione al voto era stata del 64,2%.

 

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