26/04/2013, 00.00
SIRIA-STATI UNITI
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Uso di gas nervino, la Cia accusa Damasco

Il rapporto sull’impiego di armi chimiche in Siria divide il Congresso. I repubblicani spingono all’intervento; la Casa Bianca, più cauta, prende tempo. McCain: “Mi sembra evidente che la ‘linea rossa’ sia stata oltrepassata”.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Un comunicato della Cia riporta che "esistono buoni elementi per affermare che il regime abbia utilizzato armi chimiche contro i ribelli". Ieri al Congresso l'ex candidato repubblicano alla presidenza, John McCain, ha ricordato le parole del presidente Barack Obama, secondo le quali l'utilizzo di armi chimiche da parte del regime avrebbe rappresentato la 'linea rossa' per un intervento. Il senatore repubblicano, facendo appello ad una forte 'responsabilità americana', ha poi aggiunto che "è abbastanza ovvio che tale 'linea rossa' sia stata oltrepassata".

L'impiego di armi chimiche in Siria è oggetto di attenzione da parte della comunità internazionale da mesi. Ribelli e regime si accusano a vicenda, mentre una delegazione Onu è ferma a Cipro dagli inizi di marzo in attesa di poter entrare nel Paese per verificare le accuse di entrambe le parti. La presenza di armi chimiche negli arsenali di Assad è già nota da tempo all'intelligence americana, la quale si è però dimostrata cauta nell'affermarne con certezza un possibile impiego nel conflitto. Il segretario Usa della Difesa, Chuck Hagel, ha dichiarato nei giorni scorsi che "la sola valutazione dell'intelligence non è sufficiente a giustificare un'azione diretta", chiarendo però che "l'eventuale uso di agenti chimici violerebbe qualsiasi convenzione bellica".

Il presidente Barack Obama, che anche in occasione della sua visita a Gerusalemme il mese scorso ha puntualizzato come "l'utilizzo di armi chimiche cambierebbe le regole del gioco", si ritrova ora sotto la pressione degli alleati e degli interventisti di entrambi i partiti Usa. David Cameron, sostenuto dalla Francia, ha espresso ieri 'grande fiducia' nel rapporto d'intelligence, dichiarando che "esistono poche prove, ma concrete, sull'utilizzo di armi chimiche da parte dell'esercito siriano". Dal fronte democratico arriva invece la proposta di una no-fly zone sul modello di quella istituita in Libia.

Sebbene una 'linea rossa' sia stata tracciata, non è mai stato specificato in cosa consisterebbe un eventuale intervento in Siria. Alcuni Paesi del Golfo hanno già iniziato ad armare i ribelli, ma nonostante la pressione di Francia e Gran Bretagna, Barack Obama cerca di prendere tempo. Anthony Cordesman, analista militare del Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington, sostiene che "due occasioni circoscritte di utilizzo di armi chimiche non rappresentano un elemento sufficiente a giustificare l'azione militare. Specialmente dopo l'esperienza dell'Iraq".

Intanto il Segretario di Stato John Kerry ha comunicato che altri 123 milioni di dollari saranno stanziati in Siria come aiuto non militare al fronte d'opposizione.

 

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