29/11/2019, 08.55
INDIA
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Uttar Pradesh, tre cristiani evangelici arrestati per ‘conversioni forzate’

di Nirmala Carvalho

I fedeli sono anche accusati di offesa alla religione altrui. Il giorno prima dell’arresto, avvenuto il 27 novembre, alcuni radicali indù hanno fatto visita al villaggio e chiesto dove avvenissero gli incontri di preghiera.

Mumbai (AsiaNews) – La polizia dell’Uttar Pradesh ha arrestato tre cristiani evangelici con l’accusa di conversioni forzate nei confronti di dalit e di disprezzo delle altre religioni. L’arresto è avvenuto il 27 novembre nel villaggio di Daraura, nel distretto di Mau. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna l’arresto dei fedeli e denuncia che “l’Uttar Pradesh è diventato il focolaio delle ostilità contro i cristiani”.

Secondo Anurag Arya, sovrintendente di polizia del distretto, la denuncia sarebbe stata depositata da Prakash Pasi, capo del villaggio, che appartiene alla comunità dalit. Tuttavia l’uomo nega di aver mai sporto una querela per conversioni forzate al cristianesimo.

Le autorità hanno rifiutato il rilascio su cauzione per i tre cristiani. Essi sono Kapildev Ram, Omprakash e Ajay Kumar. In base alla denuncia presentata, in casa del primo uomo si svolgevano preghiere e raduni tutti i martedì. Ad uno di questi incontri avrebbe assistito anche il querelante, che poi avrebbe denunciato il tentativo di “sfruttare mentalmente gli abitanti del villaggio”. Per lui, gli evangelici avrebbero detto che “se non credete in Gesù Cristo, soffrirete. Coloro che lo seguono saranno liberati da tutti i problemi e le malattie”. Per questo nella querela compare, tra gli altri capi d’accusa, anche il reato di promozione della discordia tra i differenti gruppi (art. 153A del Codice penale indiano).

Sajan K George lamenta che nello Stato indiano “la polizia locale arresta i membri della minoranza sulla base di denunce di conversione fabbricate. In particolare i dalit sono sotto costante vigilanza da parte di gruppi di destra che interpretano in maniera intenzionale ogni attività come tentativi di conversione ‘attraenti e fraudolenti’. Al tempo stesso, elementi [che sostengono l’ideologia] dell’Hindutva entrano negli spazi sacri delle case, dove i cristiani sono riuniti in preghiera, abusano le persone presenti in maniera verbale e fisica, interrompono i servizi di preghiera e costruiscono accuse false e fabbricate”.

Il leader cristiano evidenzia che l’India è un “Paese laico che garantisce il diritto costituzionale alla libertà religiosa. I membri della minoranza cristiana non sono al sicuro nemmeno in casa propria. La loro vita e le proprietà sono in pericolo”. Infine egli denuncia le connivenze tra radicali indù e forze di polizia. “Il giorno prima dell’arresto dei tre cristiani – riporta – alcuni elementi di estrema destra hanno visitato il villaggio e chiesto al capo dove si trovasse il luogo in cui i cristiani si riuniscono in preghiera. Essi poi hanno informato la polizia, che in seguito ha arrestato le persone”.

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