14/09/2025, 13.08
ECCLESIA IN ASIA
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Vescovi coreani in Parlamento per parlare della legge sull'aborto

Il vescovo di Cheju mons. Moon, presidente del Comitato per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale, ha incontrato i rappresentanti del Partito democratico che stanno promuovendo una proposta di legge che secondo la Chiesa rischia di aprire illimitatamente alle "interruzioni di gravidanza". Il tema è stato riaperto nel 2019 da una sentenza della Corte Costituzionale. "Si proceda nella direzione del rispetto della vita".

Seoul (AsiaNews) - La Chiesa cattolica della Corea del Sud è impegnata in queste settimane a far sentire la sua voce in difesa della vita nascente mentre nel Paese si è riaperto il dibattito sulla legge sull’aborto. Un gruppo di deputati del Partito democratico coreano – il partito del presidente Lee Jae-myung ha presentato all’Assemblea nazionale un emendamento alla Legge sulla salute materna e infantile che mira a introdurre un quadro normativo su questo tema delicato dopo che nel 2019 la Corte costituzionale della Corea del Sud ha decretato come “incostituzionale” la legge del 1953 che definiva l’aborto un reato penale.

La Corte aveva dato dodici mesi di tempo al Parlamento per legiferare in materia, cosa questa non avvenuta: per questo motivo di fatto dal 1 gennaio 2021 l’aborto non è più riconosciuto come un reato, ma allo stesso tempo resta un intervento non previsto dal servizio sanitario nazionale. Ora il Partito democratico coreano - che è forza di maggioranza all’Assemblea nazionale – con l’emendamento vorrebbe arrivare a definire con una legge la questione; ma la Chiesa cattolica - insieme a molti medici coreani – è preoccupata per i contenuti specifici del testo proposto. Contesta l’uso del termine “interruzione di gravidanza” al posto di “aborto”, teme che attraverso la copertura del servizio sanitario nazionale si promuova un’apertura illimitata all’aborto, inoltre guarda con grande preoccupazione all’ipotesi di aprire all’uso di farmaci abortivi come la cosiddetta “pillola del giorno dopo”. IL dibattito è particolarmente significativo in un Paese come la Corea, da tempo alle prese con il fenomeno dell’inverno demografico, che solo nell’ultimo anno ha visto una prima timida inversione di tendenza con un aumento delle nascite.

In questo contesto – come riferisce il settimanale cattolico coreano Catholic Times - il 12 settembre il vescovo di Cheju mons. Pius Moon Chang-woo, presidente del Comitato per la Famiglia e la Vita della Conferenza episcopale il 12 settembre ha visitato, insieme a agli altri sacerdoti responsabili dell’ufficio e ad alcuni avvocati, i deputati Nam In-soon e Lee Su-jin del Partito Democratico di Corea, che sono tra i promotori del testo legislativo. Un precedente incontro era già avvenuto nel mese di agosto con Park Joo-min, presidente della Commissione Sanità e Welfare dell'Assemblea. L'incontro si è svolto a porte chiuse ed è durato circa un’ora. Ai parlamentari mons. Moon Chang-woo ha consegnato la dichiarazione in cui la Conferenza episcopale esprime la sua contrarietà all’emendamento.

“Occorre procedere nella direzione del rispetto per la vita, creare condizioni che rendano le donne serene durante la gravidanza e il parto, e migliorare la consapevolezza sociale verso le madri single", ha dichiarato mons. Moon, sottolineando che "nel processo legislativo, è fondamentale costruire un consenso sociale, come richiesto dalla Corte Costituzionale al momento della dichiarazione di incostituzionalità”.

I parlamentari avrebbero risposto sostenendo che preoccupazioni come l’accesso illimitato all’aborto o il ricorso a quello farmacologico non sono tra gli obiettivi dell’emendamento. Avrebbero inoltre affermato di non avere intenzione di permetterli in modo incondizionato, e che raccoglieranno i pareri degli esperti nel dibattito, tenendo conto anche dell’orientamento internazionale.

Da parte sua p, Jeong Jae-woo - rettore della Scuola di scienze della vita dell’Università Cattolica di Corea, anche lui tra i presenti all’incontro - ha commentato: “Abbiamo espresso la nostra posizione riguardo agli aspetti contrari alla vita che ci preoccupano. Ritengo significativo il fatto di aver fatto presente i problemi direttamente ai promotori del disegno di legge”.
Da parte sua l’avvocata Bang Seon-young ha aggiunto: “Ho sottolineato che prima di discutere del diritto delle donne all’aborto, occorre affrontare le cause sociali che portano all’aborto, e che devono essere messi in atto sistemi e forme di supporto affinché le persone scelgano di dare alla luce e crescere i figli, piuttosto che abortire".

 

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