02/04/2009, 00.00
INDIA
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Vescovo dell’Orissa: fate votare i cristiani nei campi profughi

di Nirmala Carvalho
Sono almeno 70 mila i cristiani non registrati nelle liste elettorali. Gli estremisti indù hanno bruciato i loro documenti di identità nei pogrom di agosto e settembre. Più di 3mila persone vivono ancora nei campi profughi. Almeno 18mila si sono trasferite in altre città per il timore delle violenze. Per il Global Council of Indian Christians “privare del diritto di voto equivale a soffocare la minoranza cristiana”.
Bhubaneshwar (AsiaNews)  - Seggi elettorali nei campi profughi e possibilità di voto postale. È quanto chiede mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttak-Bhubaneswar, per permettere ai cristiani del Kandhamal (Orissa) di partecipare alle elezioni del 16 e 23 aprile per il rinnovo del Lok Sabha, il parlamento indiano.
 
Durante i pogrom di agosto e settembre i cristiani dell’Orissa hanno subito non solo violenze fisiche e distruzione della case. Gli integralisti indù hanno bruciato anche i loro documenti di identità. Ad oggi sono oltre 70mila i cristiani i cui nomi non sono inseriti nelle liste elettorali, la maggior parte provengono dal distretto di Kandhamal. Molti di loro non possono tornare nei villaggi d’origine e rischiano di non poter esercitare il diritto di voto. Sono molti a sospettare che l’eliminazione del voto cristiano sia all’origine del pogrom, a tutto vantaggio del Bharatiya Janata Party (Bjp), di stampo nazionalista, che difende l’estremismo indù.
 
“Dopo sette mesi ci sono ancora 3200 persone nei campi profughi”, afferma mons. Cheenath, e aggiunge: “La campagna di odio e violenza continua inalterata e sta crescendo con l’avvicinarsi delle elezioni. È in corso una discriminazione sociale in molti villaggi e la gente non torna nelle proprie case. Come riportano diverse ong, ci sono più di 18 mila persone del Kandhamal che vivono ancora a Bhubaneswar, Cuttack e Berhampur”.
 
Secondo mons. Chennath “la commissione elettorale deve fare una verifica della situazione del Kandhamal e prendere decisioni per permettere elezioni libere e tranquille. L’amministrazione distrettuale dovrebbe rendere pubblici i numeri di quanti sono realmente tornati nei villaggi e quanti potranno partecipare al voto senza timori”.
 
L’ arcivescovo di Bhubaneswar chiede “sforzi adeguati per permettere agli abitanti dei villaggi di andare” e afferma che “senza questi provvedimenti le elezioni saranno solamente travestite di democrazia”. Interpellato da AsiaNews, Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) afferma invece che “sarebbe più appropriato posticipare le elezioni” nel distretto e aggiunge che a causa della mancanza di documenti “nessuno cristiano potrebbe usufruire del voto postale”. Secondo il presidente del Gcic “privare del diritto di voto equivale a soffocare la minoranza cristiana”.
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