06/10/2022, 11.08
BAHRAIN - VATICANO
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Vicario d’Arabia: il papa in Bahrain un ‘segnale’ all’islam sciita

Per mons. Hinder il viaggio di novembre segue il percorso che da Abu Dhabi arriva al Kazakistan. Una “strategia positiva” di avvicinamento alle “diverse correnti” della fede musulmana e un invito a proseguire nel “cammino” del dialogo e dell’incontro. Per il parroco della chiesa del Sacro Cuore, a Manama, è una “rara opportunità” di essere rafforzati nella fede.

Manama (AsiaNews) - Il viaggio apostolico di papa Francesco in Bahrain si inquadra nel solco di un percorso che ha una sua “logica” e che ha toccato in precedenza “Abu Dhabi, il Marocco, l’Iraq e più di recente il Kazakistan”. Questa scelta mostra quanto “nella mente del pontefice vi sia una strategia positiva di avvicinamento alle diverse correnti interne all’islam”, al tentativo di rilanciare o di allacciare “un dialogo con il vasto mondo musulmano”. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Paul Hinder, amministratore apostolico dell’Arabia settentrionale (Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain).

Nel 2019, da vicario dell’Arabia meridionale, mons. Hinder aveva accolto il pontefice ad Abu Dhabi, per la prima storica visita nel Golfo. “La scelta del Bahrain, fra le nazioni della regione - aggiunge - è anche un segnale forte all’universo sciita” che nel regno è maggioranza (e in alcuni casi perseguitata), sebbene la leadership sia saldamente nelle mani di una monarchia sunnita.

Il papa visiterà il Bahrain dal 3 al 6 novembre prossimo. Il viaggio apostolico prevede una messa pubblica allo Stadio nazionale e un intervento al “Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence”, oltre a visite e incontri ad Awali e Manama. Nel Paese arabo vi sono oltre 80mila cattolici su un totale di 1,4 milioni di abitanti (circa 240mila gli stranieri), in larga maggioranza migranti provenienti dal subcontinente indiano e dalle Filippine. Al suo interno vi è anche un popolazione cristiana autoctona, una rarità per le nazioni del Golfo: un migliaio di fedeli in larga maggioranza cattolici, perlopiù arabo-cristiani, emigrati da altre nazioni del Medio oriente nel regno fra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, oggi cittadini a pieno titolo.

“Una visita, quella in Bahrain, provocata e invocata dal re che da tempo opera per accogliere il papa” prosegue mons. Hinder, e che diventa occasione “per mandare un altro segnale al mondo musulmano con l’intervento al forum”, sebbene i dettagli relativi all’incontro siano “ancora scarni”.

“Vi è poi anche il gesto forte verso gli stessi cattolici - sottolinea il vicario - dicendo loro che non sono dimenticati, a fronte di un sentimento di abbandono che a volte emerge nelle nostre comunità”. In quest’ottica “vedere che il papa si ferma tre giorni è un gesto forte e una bella occasione”. 

Interpellato sulle differenze rispetto al febbraio 2019 ad Abu Dhabi, mons. Hinder afferma: “È un invito a non fermarsi, ci vuole dire che siamo in cammino anche se, forse, questo percorso dopo gli Emirati sembrava essersi un po’ rallentato. Lui, giustamente, vuole stimolarci mantenendo uno sguardo profondamente realista”. Pur non dimenticando le molte realtà e i problemi che affliggono il mondo, dall’Africa all’Ucraina, papa Francesco “sa che, in un certo modo, il futuro si decide a est”.

Raffrontandolo con il vicariato meridionale (Emirati, Yemen e Oman), quello del Nord “si presenta più complicato, anche perché non vi è una realtà centrale come gli Emirati che, con le sue nove parrocchie, rappresenta un polo di aggregazione. In Qatar vi è una sola parrocchia, lo stesso in Bahrain, in Kuwait quattro ma solo due chiese e poi c'è la realtà saudita. Qui - conclude mons. Hinder - anche per il vescovo è più difficile stare vicino a una comunità di Paesi e caratteri diversi”. 

Entusiasmo e soddisfazione vengono espresse anche da p. Xavier Marian D’Souza, parroco della chiesa del Sacro Cuore, a Manama. Egli definisce la visita “un evento che capita una volta nella vita per i cattolici del regno e per tutto il vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale”. “Un qualcosa - aggiunge - che non avremmo mai immaginato, né sognato. Nemmeno io so trovare le parole per descrivere i sentimenti che la nostra comunità sta vivendo” dal momento dell’annuncio. I fedeli del Paese e delle altre nazioni del vicariato “sono impazienti di accogliere” il pontefice, perché “fornisce loro una rara opportunità di essere rafforzati nella loro fede”.

“Il Bahrain - prosegue il sacerdote, da cinque anni alla guida della parrocchia della capitale - è la ‘casa’ della prima chiesa del Golfo, aperta nel 1939. Il regno ha tre chiese cattoliche, tra cui la cattedrale di Nostra Signora d‘Arabia, la più grande chiesa del Golfo Persico”. Da ultimo, p. Xavier vuole inviare un ringraziamento alle autorità per aver permesso la realizzazione di questa visita così importante per tutti i cristiani. “La nostra comunità in Bahrain - conclude - è molto grata a re Hamad bin Isa Al Khalifa per aver invitato il papa” e “ringraziamo anche il governo per l’impegno profuso e la collaborazione mostrata nella pianificazione della visita e dell’itinerario” del pontefice. 

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