26/07/2022, 12.35
PAPUA NUOVA GUINEA
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Wabag: muore noto imprenditore, quattro donne uccise per stregoneria

Nove donne sono state prese di mira per la morte improvvisa di Jacob Luke durante una passeggiata nei boschi. Quattro sono state uccise, mentre le altre stanno ricevendo cure all'ospedale e in un centro sanitario cattolico. Le violenze sono continuate anche con l'incendio delle abitazioni. Il vescovo ausiliare mons. Ain accorso sul posto: "Torturate e rinchiuse in una casa. È stato terribile".

Wabag (AsiaNews) - Nove donne accusate di stregoneria e di aver causato la morte di un noto imprenditore locale sono state torturate. Quattro di esse sono morte, due sono ancora in ospedale in condizioni critiche e tre sono state trasferite in un centro sanitario cattolico. L’episodio è avvenuto nella provincia di Enga, negli altipiani della Papua Nuova Guinea dopo la notizia della scomparsa di Jacob Luke, uomo d’affari e leader della propria comunità nella città di Wabag.

Luke, conosciuto anche a livello nazionale, era stato visto uscire di casa per andare a passeggio il 21 luglio. Nessuno si era insospettito visto che l’imprenditore era solito andare a camminare nei boschi vicino al villaggio. Solo due giorni dopo i membri della comunità hanno trovato il cadavere. È probabile che l’uomo sia morto per un ictus o un infarto, ma a svelarlo sarà l’autopsia, che verrà effettuata nella vicina città di Lae, ha riferito il fratello. 

Dopo la notizia alcuni membri del villaggio si sono subito scagliati contro alcune donne del clan accusandole di stregoneria (sanguma).

“Appena ricevuta la notizia sono passato a prendere Dickson Tanda, coordinatore della Caritas locale e ci siamo diretti a Lakolam, il luogo in cui si stavano verificando le violenze”, ha raccontato il vescovo ausiliare di Wabag, mons. Justin Ain. “Al nostro arrivo c'era un'enorme folla di circa 3-4mila persone e l'atmosfera era molto tesa. A quel punto le donne erano già state torturate e rinchiuse in una casa. A niente sono serviti i tentativi di persuasione dei leader comunitari, i responsabili erano irremovibili”. 

Vani sono stati anche i tentativi di intervento della polizia: “A un certo punto sono arrivati tre o quattro veicoli della polizia - ha proseguito il presule - ma con pochissimi uomini. La strada era bloccata da un camioncino ed è stato detto agli agenti di non avvicinarsi. Vedendo che erano in inferiorità numerica i poliziotti alla fine se ne sono andati”. 

Le donne sono state rilasciate verso le 9 di sera, ma nessuno sapeva dove si fossero rifugiate. Il vescovo Ain voleva portarle in ospedale per le cure, ma la situazione si è complicata quando alcuni membri della famiglia di Luke hanno dato fuoco alle case delle famiglie delle donne accusate di stregoneria. Non ci sono stati morti ma le abitazioni sono state ridotte in cenere.

Il 24 luglio, dopo l’intervento di una squadra del comando provinciale di polizia, il presule è riuscito a rintracciare le vittime. Solo cinque donne erano ancora vive: “Dopo aver parlato con gli abitanti del villaggio e i familiari le ho fatte salire sulla mia auto. Erano state torturate duramente con bastoni di ferro in ogni parte del corpo, compresi i genitali. È stato terribile. Le ho portate all'ospedale generale di Wabag, dove sono rimaste le due in condizioni più gravi, mentre le altre tre, siccome mancavano i letti per il ricovero, le abbiamo portate al centro sanitario cattolico di Yampu, dove le suore avevano preparato coperte e beni di prima necessità”, ha spiegato ancora mons. Ain.

La situazione sembra essere tornata alla normalità, ma le vittime restano sotto osservazione. I familiari delle donne hanno confermato la loro innocenza, dicendo che sono state torturate sulla base di false accuse. A differenza di altri casi, i responsabili delle violenze non sono familiari stretti. Per motivi di sicurezza la loro identità non è stata resa nota.

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