18/08/2022, 12.28
MYANMAR
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Yangon, conflitto civile: in sei mesi oltre 11mila morti

È quanto emerge da un rapporto del gruppo di monitaggio Acled in riferimento alla prima parte del 2022. Ieri le proteste contro la visita dell'inviata speciale dell'Onu. I militari golpisti sono sempre più vicini al regime russo, da cui importeranno il petrolio a partire dal mese prossimo.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Nei primi sei mesi del 2022 in Myanmar il numero degli eventi violenti delle forze statali contro i civili è stato doppio rispetto all’Afghanistan. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled), secondo cui nella prima metà dell’anno sono stati almeno 668 gli eventi violenti condotti dall’esercito e 11mila le presone vittime del conflitto civile che da oltre un anno imperversa nel Paese. In base ai dati delle Nazioni Unite quasi 1,25 milioni di persone sono sfollate, di cui 903mila a causa della guerra.

Nel 2022 è aumentata la lotta armata contro la giunta golpista che il primo febbraio 2021 ha estromesso il governo guidato da Aung San Suu Kyi - condannata a 17 anni di prigione e ancora sotto processo - e dal suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd). I militari non sono riusciti a consolidare il loro controllo sul Paese, ricorrendo spesso a violenze estreme, anche contro i minori: "I civili vengono uccisi ai check point, torturati nelle prigioni e uccisi in seguito a battaglie nei villaggi. Anche i bambini sono stati presi di mira, così come i familiari degli attivisti anti-golpe. In molti casi, i militari hanno profanato i corpi delle persone uccise, tagliando parti del corpo e dando fuoco ai cadaveri", si legge nel rapporto. 

Anche le milizie pro-regime si sono macchiate di crimini violenti, in particolare contro gli ultimi esponenti della Lnd rimasti nel Paese. L’obiettivo è quello di eliminare ogni tipo di opposizione prima delle elezioni generali, che la giunta militare ha detto di voler tenere nel 2023.

Il conflitto vede schierato da una parte l’esercito birmano e dall’altra le Forze di difesa del popolo - braccio armato del Governo di unità nazionale in esilio - unitesi alle milizie etniche storicamente presenti nei vari Stati birmani. Nei prossimi mesi il conflitto potrebbe sconfinare nel Rakhine, dove l’Arakan Army, la milizie locale, nel 2020 aveva siglato un armistizio con i militari. Negli ultimi mesi però le truppe del regime hanno colpito alcune basi arakan. Resta tuttavia da vedere se si verificherà un’escalation.

Nel frattempo l’inviata speciale delle Nazioni unite, Noeleen Heyzer, ieri ha incontrato il capo della giunta birmana, il generale Min Aung Hlaing. In base alle dichiarazioni della diplomatica il meeting “aveva lo scopo di comunicare di persona i passi pratici per ridurre l'escalation della violenza e affrontare la crisi”. Specificando poi che la visita non era da considerarsi come una legittimazione del regime, Heyzer ha chiesto all’esercito di sospendere le future esecuzioni capitali, dopo quelle condotte contro quattro noti attivisti pro-democrazia.

Ieri alcuni attivisti anti-regime, sulla sponda occidentale del fiume Chindwin, nella regione di Sagaing, hanno organizzato una protesta sulle macerie di un villaggio dato alle fiamme dalle truppe birmane. Sulle lamiere recuperate dall’incendio c’era scritto: "Di quanti cadaveri ha bisogno l’Onu per agire?" (v. foto).

Secondo gli esperti il dialogo con i generali golpisti si è dimostrato inutile: la giunta ha rifiutato di attuare il piano di pacificazione in cinque punti dell’Associazione delle nazioni del sudest asiatico (Asean), che di recente ha deciso di escludere il Myanmar da tutti i vertici futuri dell’organizzazione.

Il Myanmar, sempre più isolato dalla comunità internazionale, è di conseguenza sempre più vicino ai regimi anti-democratici come la Russia, da cui l’esercito birmano riceve già la maggior parte delle munizioni e degli armamenti. Ma, in base a quanto dichiarato ieri dal Tatmadaw, a partire dal mese prossimo il Myanmar importerà anche combustibile russo nel tentativo di aggirare le sanzioni occidentali imposte su entrambi i Paesi. Il portavoce dell’esercito ha aggiunto che il Myanmar potrebbe anche prendere in considerazione l'esplorazione petrolifera congiunta con Mosca e Pechino.

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