25/03/2022, 08.56
KIRGHIZISTAN
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Žaparov esalta la ‘società matura’ kirghisa

di Vladimir Rozanskij

Ricordata la “rivoluzione dei tulipani” del 2005. La popolazione non è rimasta indifferente di fronte all’arbitrio dei potenti, dice il presidente kirghiso. Critici lo accusano però di voler accentrare il potere nelle proprie mani a discapito del Parlamento.

Mosca (AsiaNews) – “I kirghisi sono un popolo antico, che ha imparato ad apprezzare la libertà dai tempi in cui i capelli iniziavano a imbiancarsi sulla testa, e ha combattuto eroicamente senza risparmiarsi per la propria indipendenza, contrapponendosi senza mai arretrare all’ingiustizia del potere”. Nel suo messaggio del 24 marzo, a 17 anni dalla “rivoluzione dei tulipani”, il presidente del Kirghizistan Sadyr Žaparov ha esaltato il suo popolo: “Ha dimostrato al mondo intero di aver saputo costruire da tempo una società matura, che non ammette violazioni ai diritti delle persone, che ha davvero a cuore la libertà di parola e l’onore della nazione”.

La dimostrazione di queste virtù starebbe proprio negli avvenimenti del marzo 2005, quando la società kirghisa ha rovesciato il primo capo di Stato post-sovietico, Askar Akaev. Secondo Žaparov, all’epoca i kirghisi non sono rimasti indifferente di fronte all’arbitrio dei potenti e del “clan familiare” che li opprimeva.

Il presidente ammette che l’obiettivo è ancora da raggiungere, e “abbiamo la responsabilità di confermare le speranze del nostro popolo che guarda a un futuro di sviluppo democratico… io sono profondamente convinto che fondandoci sull’unità indistruttibile e la compattezza del popolo kirghiso, dopo aver attraversato tante difficoltà, anche stavolta usciremo dalla complicata situazione geopolitica e dalla crisi economica in atto”.

In conclusione, Žaparov ha augurato al Paese “un cielo sereno, e a tutti i kirghisi l’unità nella concordia”, ricordando che già ai tempi della rivoluzione dei tulipani il Kirghizistan veniva chiamato “isola della democrazia” nell’Asia centrale e nell’intero spazio post-sovietico. È stata la prima nazione della regione a sostituire la classe dirigente per volontà del popolo, quando Aydar Akaev – figlio del primo presidente – aveva vinto le elezioni grazie ai brogli, e la sorella Bermet Akaeva aveva ottenuto il seggio di deputata con le stesse procedure truffaldine.

La famiglia di Akaev, in carica dal 1991, aveva anche accumulato enormi fortune, alimentando l’ostilità della popolazione, che dall’inizio di marzo 2005 aveva iniziati a scendere in piazza sotto la guida dei politici di opposizione, fino alla manifestazione oceanica del 24 marzo che aveva costretto gli Akaev a fuggire a Mosca. Anche i successivi cambi di potere sono avvenuti tra grandi tensioni e sollevamenti di piazza, con presidenti in fuga a Mosca, Minsk e altre destinazioni.

L’ultima “rivoluzione kirghisa” ha avuto luogo nel 2020, di nuovo per elezioni truccate, che hanno portato a nuove votazioni e all’elezione di Žaparov. Alcuni ritengono che l’attuale presidente, promotore di serie modifiche alla Costituzione, cerchi di accentrare tutto il potere nelle proprie mani, svuotando le prerogative del Parlamento. Gli eventi del Kazakistan, dell’Ucraina e di altri Paesi ex sovietici ripropongono la questione della democrazia in Asia centrale, con la minaccia permanente della Russia dietro le spalle, e spesso nel cortile di casa.

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