21/02/2020, 10.25
UZBEKISTAN
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​Un’altra donna si dà fuoco per salvare la propria casa

di Vladimir Rozanskij

Il problema degli abbattimenti e delle confische di case è molto acuto nel Paese, dove molte persone non vivono in normali condizioni abitative, e ha già portato a numerose manifestazioni di protesta, anche con roghi e auto-roghi.

Mosca (AsiaNews) - Una donna della città di Karshi in Uzbekistan, Mukaddas Mustafaeva (nella foto), si è cosparsa di benzina e data alle fiamme, rischiando la vita davanti all’edificio della Procura regionale, in seguito alla decisione di abbattere la sua casa e alla mancata risposta alle sue proteste. Ne ha dato notizia la radio locale Ozodlik, che ha informato anche che il padre di Mukaddas, Olima Mustafaev, è riuscito a salvare la figlia dalle fiamme, subendo per questo gravi ustioni.

Il 19 febbraio, il giorno precedente al gesto della donna, il padre aveva accompagnato la figlia in procura, per consegnare l’ennesimo reclamo contro l’abbattimento, ma i guardiani non li hanno neanche fatti entrare, affermando che “in procura non c’è nessuno”. Già da un anno Mukaddas si opponeva alla distruzione della casa, e le autorità locali avevano deciso di ottenere dalla magistratura un provvedimento di sfratto. La casa era stata costruita lo scorso anno grazie al prestito offerto dalla sorella maggiore di Mukaddas per circa millecinquecento dollari (15 milioni di som, la moneta locale), su un terreno abbandonato accanto a quello della sorella, ma di proprietà di un’altra persona, che per questo si è rivolto alla magistratura.

Il padrone del terreno, che non risultava dai documenti e nessuno conosceva, si è fatto vivo alcuni mesi dopo la costruzione della casa. Su quel terreno la sorella di Mukaddas teneva un certo numero di animali, e lei stessa viveva in una baracca vicino alla stazione dell’autobus, insieme al marito invalido e al primo figlio. Ora Mukaddas è in attesa del secondo figlio, e ha cercato di dimostrare che il terreno della sua casa è in realtà di proprietà del demanio.

Il problema degli abbattimenti e delle confische di case è molto acuto nel Paese, dove molte persone non vivono in normali condizioni abitative, e ha già portato a numerose manifestazioni di protesta, anche con roghi e auto-roghi come quello di Mukaddas. Il 14 febbraio scorso un gruppo di abitanti della provincia di Surkhandarinsk si è scagliato con vanghe e zappe contro i funzionari che erano venuti a consegnare un avviso di abbattimento di alcune abitazioni. A Saryasijsk, un paese della stessa provincia una donna è entrata nel palazzo comunale con un’ascia e una foto del presidente Shavkat Mirziyoyev, minacciando coloro che tenteranno di distruggere la sua casa.

 

Il 21 gennaio a Samarcanda una madre single, che era stata sfrattata dalla propria casa, ha cercato di dar fuoco agli ispettori dell’Ufficio per le Azioni impositive. Nello stesso giorno nella provincia di Andizhansk un trentenne, Khushnud Gojibnazarov, si è cosparso di benzina e dato fuoco davanti agli ispettori dello stesso Ufficio locale che volevano sfrattarlo con tutta la famiglia, morendo alcuni giorni dopo in ospedale.

Molti altri episodi simili si sono verificati lo scorso anno; in una delle riunioni del governo, il presidente Mirziyoyev ha espresso la sua preoccupazione per l’aumento del numero dei suicidi in Uzbekistan, legati a motivi economici e il più delle volte per il problema della casa. A metà febbraio egli ha firmato un decreto per sviluppare il servizio di assistenza alla salute psichica della popolazione, istituendo perfino la carica di Psichiatra nazionale e Suicidologo nazionale.

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