Francesco ha ricordato che da giovane voleva venire da missionario nel Paese del sol levante. “In Giappone la Chiesa è piccola e i cattolici sono una minoranza” (536 mila, lo 0,4 per cento della popolazione), e l’evangelizzazione richiede l’impegno per “una testimonianza umile, quotidiana e di dialogo con le altre tradizioni religiose”. Nessun cenno alla crisi che sta vivendo Hong Kong nei telegrammi ai capi di Stato di Cina, Hong Kong e Taiwan.
Almeno 3mila fedeli sono giunti dal Vietnam; altri 7mila sono migranti in Thailandia. La felicità: vedere il papa “almeno una volta nella vita”. In Thailandia, con l’1% di cristiani, ci sono state due visite papali; in Vietnam, col 10% di cattolici, nessuna visita. “La Chiesa vietnamita ha proposto molte volte di invitare il pontefice, ma l’invito ufficiale deve venire dal governo”.
Dal giugno scorso, i pozzi di petrolio nella zona curda – controllati dalle armi Usa - sono stati concessi a un’impresa israeliana. Washington mira a privare il governo siriano di una preziosa fonte finanziaria. Intanto la Turchia opera un cambio demografico nella zona occupata del nord-est.
Il patto di libero scambio metterà alla prova la capacità del blocco europeo di legare la liberalizzazione del commercio, e la promozione dei rapporti con gli Stati membri dell’Asean, a questioni umanitarie. Singapore è un partner commerciale chiave per la Ue, ma non è esattamente un modello di rispetto dei diritti umani.
Domani papa Francesco sarà a Nagasaki in visita al Museo dei Martiri giapponesi. Per il direttore, p. Domenico Vitali, da 55 anni in Giappone, il Museo è un elemento importante nella storia del Paese: “I martiri hanno portato un’altra visione del mondo”. Nella società secolarizzata, tutti sono occupatissimi: non c’è tempo per educare i figli.