08/09/2020, 13.31
EMIRATI ARABI UNITI
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Abu Dhabi, la pandemia non ferma i cattolici: celebrate cresime e prime comunioni

Ad agosto 248 ragazzi, in quattro gruppi diversi, hanno ricevuto la Cresima. Da settembre fino ai primi di ottobre in programma le prime comunioni per 341 bambini e bambine. Cerimonie semplici ma partecipate, con rigide norme di distanziamento, Concessa la partecipazione dei soli genitori.

Abu Dhabi (AsiaNews) - Dopo mesi di messe online, chiese chiuse e una vita comunitaria ridotta ai minimi termini per contenere la diffusione della pandemia di Covid-19, i cattolici negli Emirati Arabi Uniti (Eau) festeggiano la celebrazione di centinaia di cresime e prime comunioni. Il 4 settembre, 80 bambini hanno ricevuto per la prima volta la comunione, in una cerimonia tenuta presso la cattedrale di san Giuseppe ad Abu Dhabi; in precedenza, ad agosto, 248 giovani - in quattro momenti diversi - erano stati cresimati dal loro vescovo. 

Cerimonie semplici, presenze ridotte e un rigido protocollo sanitario non hanno sminuito un’atmosfera di festa e di gioia per tutta la comunità, in quest’anno segnato dall’emergenza coronavirus. Incertezze, paure, ansia per il futuro e per la salute dei propri cari hanno lasciato spazio alla felicità di una intera comunità (nelle foto) che si è stretta - almeno in modo ideale, se non fisico - attorno ai suoi fedeli più giovani. 

Dopo mesi di chiusure e funzioni online, il governo degli Emirati ha iniziato ad allentare le prime misure restrittive e, nelle scorse settimane, ha autorizzato la celebrazione dei sacramenti. Da qui la scelta di partire con le cresime per quasi 250 giovani della comunità di Abu Dhabi. Le messe si sono svolte in assoluta sicurezza e non si sono registrate infezioni e casi di contagio; ora la Chiesa locale si prepara ad impartire la Prima comunione a 341 bambini, nel contesto di una serie di cerimonie in programma fino a inizio ottobre. 

In prima fila nell’organizzazione delle celebrazioni il vicario apostolico mons. Paul Hinder, il parroco della cattedrale p. Johnson e suor Shelja Poopady, delle carmelitane di Santa Teresa. “Quando abbiamo saputo di poter celebrare cresime e comunioni ho provato una delle gioie più grandi della mia vita” racconta la religiosa, che dedica gran parte della propria missione pastorale nella formazione dei bambini. “Non è stato un compito facile preparare il tutto, in questo tempo di lockdown e pandemia”, prosegue s. Shelja, ma “sono grata al Signore per averci concesso la possibilità di celebrare i sacramenti”. 

A causa delle misure tuttora in vigore di distanziamento, le messe della cresima si sono svolte per due settimane di fila il giovedì e il sabato di agosto, con 248 fedeli suddivisi in quattro diversi gruppi. Alla funzione in chiesa hanno potuto assistere solo i genitori; il consiglio parrocchiale ha scelto due padrini per ciascun fedele. In questo contesto difficile, s. Shelja ha ringraziato i genitori e i familiari: “Li ammiro perché si sono fidati lasciando i loro figli alla Chiesa, ben sapendo che ci saremmo presi cura di loro”.

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