07/06/2014, 00.00
AFGHANISTAN - INDIA
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Arrestati tre talebani per il sequestro del gesuita indiano

Il ministero indiano degli Affari esteri conferma che "la situazione è molto delicata". Un gruppo di tribali in Tamil Nadu ha organizzato una veglia di preghiera per chiedere la liberazione del sacerdote.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) - Il governo dell'Afghanistan sta seguendo "alcune piste concrete" in relazione al sequestro del gesuita indiano p. Alexis Prem Kumar sj, avvenuto il 2 giugno scorso. Lo rivela il ministero indiano degli Affari esteri, confermando l'arresto di tre militanti talebani. Il portavoce del dicastero ha aggiunto che "l'Afghanistan sta lavorando su tutti i fronti" per liberare il sacerdote, ma non ha aggiunto altri dettagli perché  "la situazione è molto delicata".

Negli ultimi giorni alcuni media locali hanno sostenuto che p. Alexis fosse in Afghanistan in relazione alla missione diplomatica indiana nel Paese, e che per questo sia stato sequestrato. Il suo rapimento infatti è avvenuto dieci giorni dopo un attentato suicida al consolato indiano di Herat, la stessa provincia in cui si trovava il gesuita.

Tuttavia il ministero indiano degli Affari esteri ha negato "qualunque coinvolgimento" del sacerdote con il governo di New Delhi. "Egli è un cittadino indiano - si aggiunge - che è lì con una ong. Non ha alcun legame con il governo indiano, la missione diplomatica o il consolato".

Dal 2011 p. Alexis dirigeva la sezione afghana del Jesuit Refugee Service (Jrs). Ogni anno questa ong fornisce servizi educativi, sanitari e assistenza sociale di base a oltre 500mila rifugiati e profughi interni in tutto il mondo. Nel 2013 il Jrs ha aiutato più di 6mila afghani di ritorno dall'Iran e dal Pakistan.

Intanto, non si fermano le dichiarazioni e le manifestazioni di solidarietà a p. Alexis e alla sua famiglia. Un gruppo di tribali di Kodaikanal, villaggio del Tamil Nadu in cui il gesuita ha lavorato prima di partire per l'Afghanistan, ha organizzato una veglia di preghiera il 4 giugno scorso. "Lavorava con i nostri bambini - raccontano alcuni - e al tempo stesso con i rifugiati srilankesi. Tanti hanno beneficiato del suo impegno e della sua dedizione. Se abbiamo avuto case e documenti di identità è solo grazie a lui". In suo onore, i volontari e gli attivisti della zona organizzeranno una marcia silenziosa il prossimo 11 giugno.

 

 

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