09/05/2013, 00.00
BANGLADESH
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Bangladesh, condannato a morte leader islamico. Timore di nuove violenze

di Nozrul Islam
Il vicepresidente del Jamaat-e-Islami è accusato di torture e omicidi di massa durante la guerra di liberazione del 1971. Arcivescovo di Dhaka scrive ai cattolici del Paese: “La violenza continua e l’estremismo in nome della religione stanno uccidendo la pace e l’armonia in Bangladesh”.

Dhaka (AsiaNews) - Una nuova condanna a morte è destinata a esacerbare ancora di più le tensioni che da oltre tre mesi attraversano il Bangladesh: questa mattina un tribunale di guerra ha disposto la pena capitale per Muhammad Kamaruzzaman, vicepresidente del Jamaat-e-Islami, partito islamico (all'opposizione) del Paese. Il politico è stato accusato di torture, stupri e omicidi di massa, compiuti durante la guerra di liberazione (1971).

La sua è la terza condanna a morte emessa dai tribunali di guerra creati da Sheikh Hasina, primo ministro e leader dell'Awami League, per giudicare i crimini commessi da esponenti del Jamaat durante il conflitto che ha portato all'indipendenza del Bangladesh. I verdetti hanno scatenato la reazione dei sostenitori del partito islamico: sotto forma di hartal (sciopero), diverse organizzazioni islamiche hanno scatenato violenze continue in tutto il Paese. L'ultima è sfociata in scontri con la polizia e ha provocato la morte di 22 persone e il ferimento di centinaia di persone. Ora si teme che questa nuova condanna alimenti ancora di più le tensioni.

Dinanzi ai recenti avvenimenti, in questi giorni mons. Patrick D'Rozario csc, arcivescovo di Dhaka, ha inviato un messaggio a tutti i cattolici del Bangladesh: "Siamo preoccupati per gli attacchi e le violenze contro l'armonia religiosa, le minoranze e i luoghi di culto, avvenuti di recente nel nostro Paese. L'attuale agitazione politica, la violenza continua e l'estremismo in nome della religione stanno uccidendo la pace e l'armonia in Bangladesh". "La religione è paziente - sottolinea il prelato - la religione è grande, e se un fedele la rispetta, non farà mai del male al suo vicino. Questo vuol dire portare il peso delle difficoltà e dei problemi sulle proprie spalle: quando le difficoltà arrivano, dobbiamo resistere e guardare avanti per cercare soluzioni migliori e più efficaci".

Nella sua lettera il prelato fa riferimento anche a tragedie come quella del Rana Plaza, costata la vita - secondo gli ultimi aggiornamenti - a quasi mille persone, o a quella avvenuta questa mattina. Ribadendo quanto detto ad AsiaNews dal direttore esecutivo della Caritas Bangladesh, l'arcivescovo afferma che "tutti dobbiamo sentirci responsabili di quanto accaduto", perché "ognuno merita uguale dignità e uguali diritti".

(Ha collaborato Sumon Francis Gomes)

 

 

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