14/08/2014, 00.00
BANGLADESH
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Bangladesh: migliaia di musulmani e cristiani ricordano p. Angelo Canton

di Sumon Corraya
Il missionario del PIME si è spento a Lecco a fine luglio. Per 57 anni è stato al servizio nelle diocesi di Dinajpur e Rajshahi, dove ha costruito scuole, dispensari e parrocchie. Fondamentale il suo sostegno alle forze per l'indipendenza durante la guerra di liberazione dal Pakistan nel 1971.

Dhaka (AsiaNews) - Migliaia di cristiani e musulmani ricordano con affetto p. Angelo Canton, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), che il 29 luglio scorso si è spento all'età di 89 anni. Per 57 anni ha vissuto e lavorato nel Paese asiatico, realizzando scuole, dispensari e parrocchie. "Se non fosse stato per lui - confida ad AsiaNews Robert Cruze, un cattolico della diocesi di Rajshahi - tanti di noi sarebbero rimasti analfabeti. Egli non ci ha solo permesso di avere un'istruzione, ma ci ha insegnato anche come muoverci nel mondo".

Nato nel 1925 a Zoppola, p. Canton arriva in Bangladesh nel 1953, due anni dopo la sua ordinazione sacerdotale. All'epoca il Paese fa ancora parte del Pakistan. Nel 1971, durante la guerra di liberazione, il missionario offre rifugio, cibo e medicine a chi combatteva per l'indipendenza della nazione e ai bisognosi.

"Siamo grati a p. Angelo - afferma Monir Hossian, musulmano - per quanto fatto per la nostra società e per il suo sostegno durante il conflitto".

Chi l'ha conosciuto lo ricorda come un "missionario devoto", che ha avuto il coraggio di "proclamare il Vangelo a tutti, anche tra le difficoltà".

P. Canton ha lavorato soprattutto nel nord del Paese, nelle diocesi di Dinajpur e Rajshahi, dedicandosi alla cura religiosa, spirituale e morale delle comunità presenti. Al tempo stesso, il missionario si è impegnato anche allo sviluppo "economico" della sua gente - creando cooperative di risparmio - ed "educativo", costruendo scuole e istituti tecnici.

"È stato un uomo coraggioso e gentile - sottolinea Cruze - che ha amato tutti, senza distinzioni di fede". "La società bangladeshi - conferma un giovane Mintu Peris - sentirà la sua mancanza, proprio come la sentiamo noi".

 

 

 

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