24/02/2012, 00.00
SRI LANKA
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Batticaloa: scomparsi da tre anni gli uomini di un villaggio

di Melani Manel Perera
Dodici donne cattoliche e indù di Thumpalachcholai non vedono i loro mariti, figli e fratelli dalla fine del conflitto etnico. Nessuna risposta né aiuti da parte delle autorità. La polizia aveva interrogato alcuni di loro sospettando fossero ribelli tamil. Gli aiuti di alcune ong.

Batticaloa (AsiaNews) - Scomparsi nel nulla da quasi tre anni. Sono mariti, figli e fratelli di 12 donne cattoliche e indù del villaggio di Thumpalachcholai (distretto di Batticaloa, Eastern Province), che dalla fine del trentennale conflitto etnico non hanno saputo più nulla dei loro uomini. Alle continue petizioni di queste donne, governo centrale e locale non hanno mai dato alcuna risposta, né aiuti economici. "La nostra prima perdita - dicono alcune di loro ad AsiaNews - è proprio questo silenzio da parte delle autorità. Vogliamo una soluzione. Abbiamo il diritto di sapere che fine hanno fatto". Nel villaggio vivono circa 110 famiglie singalesi e tamil, che vivono di coltivazione e pesca.

Hanna Lechchami non vede il marito dal 20 dicembre 2008. Era uscito per andare a comprare alcune cose insieme a suo genero. "Da quella sera alle cinque - racconta - li stiamo ancora cercando. Il 23 dicembre successivo, abbiamo sporto denuncia alla polizia del villaggio, ma nessuno ci ha mai fatto sapere nulla. Adesso, devo badare alla mia famiglia e a quella di mia figlia, e non so come fare".

All'inizio, quando queste donne cercavano i loro scomparsi, alcuni ufficiali militari avevano risposto che i mariti erano stati presi per essere interrogati, ma sarebbero tornati presto. "Ci dicevano che erano sospettati di avere legami con le Tigri Tamil - afferma Ravichandran Maheswari -, ma io so che mio marito non ha mai avuto niente a che fare con i ribelli. Ho chiesto anche alla Llrc [Lessons Learnt and Reconciliation Commission, la commissione creata dal presidente Rajapaksa per indagare sugli eventi del periodo 2002-2009, ndr], senza ricevere risposta. E mio marito non torna a casa dal 10 aprile 2008".

Le donne raccontano che il Grama Sevak [ufficiale di villaggio] ha detto loro di richiedere il certificato di morte, così da ottenere i sussidi statali per le vedove di guerra. "Non chiederemo alcun documento - hanno replicato le donne - finché qualcuno non ci dirà in modo ufficiale che i nostri mariti e figli sono morti".

Sole e senza uomini, la sopravvivenza è però molto dura. La maggior parte delle volte, non mangiano altro che riso con un po' di sale e polvere di cocco (ciò che resta del latte). "È terribile - raccontano - non poter offrire altro ai nostri figli". Quando possibile, alcune ong cercano di dare loro una mano. Tra queste, il Women Desk della Nafso (National Fisheries Solidarity Movement), che di recente ha donato loro una grande sacca di razioni alimentari secche, dal valore di 1.500 rupie (circa 9 euro). "Grazie a queste - affermano alcune donne - possiamo mangiare qualcosa di diverso, almeno per qualche giorno". 

 

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