21/02/2012, 00.00
SIRIA
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Bombardamenti ad Homs. Esperti: Per la Siria esiste solo una soluzione politica

L'opposizione armata denuncia 12 morti e almeno 100 feriti. Senatore Usa propone di armare i rivoltosi. La Cina condanna i Paesi occidentali che spingono a una sempre più crudele guerra civile. Per l'International Crisis Group esiste solo la via politica attraverso una "transizione negoziata" e una "riconciliazione nazionale".

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - L'esercito siriano sta bombardando alcuni quartieri della città di Homs caduti sotto il controllo delle forze ribelli al regime di Assad. Attivisti dell'opposizione armata affermano che almeno 12 persone sono state uccise e oltre 100 sono rimaste ferite. Sulle cifre non vi è però nessuna conferma indipendente. Le immagini che giungono dai ribelli mostrano quartieri distrutti e carri armati per le strade. Da tempo il regime ha programmato un assalto alla città per riprendere il controllo del quartiere di Baba Amr, dove stazionerebbero centinaia di oppositori armati del Free Syrian Army (Fsa), un'organizzazione costituita da militari disertori, con basi anche all'estero.

Sempre di più, la "primavera araba" in Siria, cominciata con dimostrazioni  pacifiche 11 mesi fa, si sta trasformando in una guerra civile per rovesciare il regime alauita della famiglia Assad, al potere da oltre 40 anni. In essa è divenuto difficile riuscire ad ascoltare la voce della popolazione perché rivoltosi e regime cercano di manipolare l'opinione pubblica locale, o farla tacere.

Testimonianze sempre più insistenti parlano di membri di al Qaeda infiltrati fra i rivoltosi e radicali islamici provenienti dall'Iraq che portano con loro armi e esperienza di guerriglia.

Il Fsa, come pure il Syrian National Council (Snc), una specie di governo in esilio, sperano di convincere la comunità internazionale a intervenire militarmente in Siria. Nella prossima settimana a Tunisi vi sarà un incontro degli "Amici della Siria" a cui partecipano Paesi occidentali e arabi e in cui si cercherà di studiare modi per sostenere la rivolta armata, anche se già ora i ribelli ricevono armi dai Paesi vicini.

Il senatore Usa John McCain, in visita al Cairo, ieri ha detto che Washington e i suoi alleati dovrebbero aiutare i combattenti dell'opposizione. "È tempo - ha dichiarato - di dare loro gli strumenti per combattere e fermare la carneficina".

La Cina, che ha posto il veto a una risoluzione Onu di condanna di Damasco, accusa i Paesi occidentali di fomentare la guerra civile in Siria. In un editoriale del Quotidiano del popolo di ieri, si afferma che "se le nazioni occidentali continuano a sostenere in pieno l'opposizione siriana, alla fine scoppierà una guerra civile in larga scala e non ci sarà alcun modo di evitare un intervento armato straniero". Una posizione simile è condivisa dalla Russia.

Fra tutti i commenti e le opinioni polarizzate, ve n'è una di particolare interesse. È quella di Peter Harling, dell'International Crisis Group, per il settore Libano-Siria-Iraq. Intervistato da Afp, l'esperto afferma che né Assad, né l'opposizione hanno possibilità di vincere e che ogni soluzione politica deve passare per una "transizione negoziata" e per una "riconciliazione nazionale".

Il problema è che il regime fa pochissime concessioni e cerca di sbarazzarsi dei "terroristi" con la violenza; l'opposizione, a sua volta, è incapace di offrire una visione sul futuro del Paese e rischia di essere inficiato dalla crescita dell'estremismo.

Secondo Harling, un elemento di speranza è dato dalla società civile siriana che proprio in questo periodo di conflitto sembra essere rinata. "Esiste sul terreno - egli dice - una presa di coscienza, una maturità, un senso di responsabilità che hanno permesso fino ad ora il contenimento degli elementi più settari, fondamentalisti o violenti in seno al movimento di protesta".

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