20/09/2012, 00.00
INDIA – VATICANO
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Card. Gracias: I giovani e i laici, per la nuova evangelizzazione

di Nirmala Carvalho
Il presidente della Conferenza episcopale indiana sarà uno dei tre membri asiatici al prossimo Sinodo dei vescovi (7-28 ottobre). Intervistato da AsiaNews, il cardinale sottolinea il contributo che India e Asia possono dare alla Chiesa universale, per imparare insieme a rispondere ai nuovi bisogni dei fedeli. L’importanza della nuova evangelizzazione, per riportare Dio al centro della società, della comunità, della famiglia e dei singoli.

Mumbai (AsiaNews) - Dal 7 al 28 ottobre 2012 si terrà la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". La lista dei padri sinodali comprende 10 cardinali, un patriarca, 11 arcivescovi, otto vescovi e quattro sacerdoti. Tra le nomine di Benedetto XVI, spiccano anche alcuni asiatici: il card. Oswal Gracias, presidente della Conferenza Episcopale indiana, segretario della Federation of Asian Bishops' Conferences (Fabc) e arcivescovo di Mumbai (India); mons. Luis Antonio G. Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine); p. Jose Panthaplamthottiyil, priore generale delle Carmelitani di Maria Immacolata (India). Importante è anche la presenza di rappresentanti di movimenti ecclesiali: mons. Javier Echevarría Rodríguez, vescovo di Cilibia, prelato della Prelatura personale dell'Opus Dei; rev. Julián Carrón, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione. In attesa del Sinodo, AsiaNews ha intervistato il card. Gracias sulle aspettative e le speranze per questo evento, e sull'importanza della nuova evangelizzazione per l'India e il mondo asiatico.

Eminenza, come ha reagito alla sua nomina per il Sinodo dei vescovi?

Con grande umiltà. È un onore per me essere associato alla Chiesa universale, e il tema di quest'anno è molto importante. È un'occasione per comprendere quanto sta accadendo intorno a noi, attraverso la saggezza di molti altri eminenti vescovi ed esperti, provenienti da tutto il mondo.

Come segretario generale della Fabc, rappresento l'Asia e l'India. Come ho sempre detto, l'Asia ha tanto da imparare, ma anche tanto da dare alla Chiesa universale: una forte spiritualità, un senso di contemplazione, l'importanza della famiglia. Sono valori fondamentali, che celebriamo e proteggiamo con cura, e che devono essere rafforzati, mantenuti e condivisi con tutta la Chiesa. Oggi le società asiatiche affrontano nuove sfide e opportunità mai sperimentate nella storia umana. [È importante] comprendere come i giovani asiatici creano nuove sottoculture; affrontano difficoltà politiche, economiche e ambientali; reinventano in continuazione le loro relazioni, tra tradizione e fenomeni globali.

Che contributo può dare l'Asia alla "nuova evangelizzazione"?

Il nostro continente ha dato la luce a molte delle più grandi religioni del mondo, ed è la culla di alcune delle più antiche civiltà. Allo stesso tempo, l'Asia è un continente giovane. Il nostro amato Giovanni Paolo II definiva l'Asia un giovane continente, e l'India un giovane Paese. Le nuove generazioni - circa 3/4 di un miliardo di persone - sono la nostra forza. È urgente che essi ascoltino e ricevano la Parola di Dio. Per questo, dobbiamo concentrarci su come trasmettere il messaggio.

Giovanni Paolo II diceva che la nuova evangelizzazione deve essere "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione": questo è il momento giusto, perché la gente desidera riportare Dio al centro della vita e della società, dai margini in cui oggi è relegato. E per noi [sacerdoti], è il momento di rispondere a questo bisogno. Riportare Dio nella vita del Paese, delle persone, della famiglia, della comunità: questa è la vera nuova evangelizzazione, di cui l'India, l'Asia e il mondo hanno bisogno.

L'Asia ospita la più grande popolazione di giovani in tutto il mondo, e l'India è la patria di quasi 714 milioni di persone sotto i 30 anni. Con loro dobbiamo celebrare una fede testimoniata e vissuta. È importante sottolineare che, anche nella cultura così tecnologica di oggi, il Vangelo è la guida e il paradigma permanente dell'inculturazione, che purifica, guarisce ed eleva le caratteristiche migliori dei nuovi linguaggi e delle nuove forme di comunicazione.

Intitolando il Sinodo "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana", Benedetto XVI ha fatto una scelta profetica, e per l'Asia questo raduno è un dono immenso. In India, la società civile è attraversata da una forte irrequietezza, dalla quale solo la pace di Dio può liberare. In vista del Sinodo, la Chiesa in India avrà una giornata di preghiera, e io chiederò a tutti i monasteri e i conventi di pregare, soprattutto durante i giorni del nostro raduno. Ci sono grandi aspettative verso noi [partecipanti al Sinodo]: spero che tutti insieme sapremo aprirci allo Spirito, per discernere il modo in cui Dio ci conduce, e per riuscire a interpretare e rispondere in modo appropriato.

Come presidente della Conferenza episcopale indiana, quali sono le sue speranze?

Da sempre l'India è una terra benedetta dai missionari. Abbiamo ricevuto il dono di fede da S. Tommaso l'Apostolo e dal patrono delle missioni, S. Francesco Saverio. Nei tempi più recenti, abbiamo sperimentato una fede testimoniata, vissuta e celebrata nella vita e nella missione della beata Madre Teresa di Calcutta. La più amata, apprezzata e stimata missionaria del 20mo secolo. Così, l'India ha l'onore di essere testimonianza di fede e di opere.

Cosa si aspetta per la Chiesa di Mumbai?

Come arcivescovo di questa città, al termine del Sinodo non vedo l'ora di tornare con una direzione chiara, perché la nuova evangelizzazione avrà un posto importante nel lavoro dell'arcidiocesi. Con il grande sviluppo dei settori scientifici e della comunicazione, dovremo essere capaci di rispondere in modo adeguato ai mutevoli e stimolanti modi di trasmissione della fede, cercando nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione. Nel mondo di oggi, e in particolare in un'Asia multiculturale e multireligiosa, le nostre differenze e diversità non sono un ostacolo, ma una ricchezza. Insieme alla Chiesa universale, siamo pellegrini in cammino verso la pienezza della vita, della pace, dell'amore, della giustizia e della dignità umana. Per gli indiani e gli asiatici in generale, il modo più caratteristico di testimoniare [la fede] è  attraverso la preghiera contemplativa, una riflessione profonda, ascoltando con il cuore.

Che posto hanno le donne e i laici?

Le donne hanno un ruolo speciale nel contribuire a formare e preservare la fede della Chiesa. Un gran numero di donne - laiche e religiose - sono impegnate nell'apostolato catechistico della Chiesa. 

La contemplazione e un profondo senso di interiorità devono essere inculcati nei fedeli, sia laici che religiosi, perché essi sono al centro di uno stile di vita indiano e cristiano. Questo [modo di vivere] ben si accorda con una visione cosmica del mondo e con la cura per il pianeta terra. Attraverso la loro fede in Gesù Cristo, i laici testimoniano il messaggio del Vangelo e sono invitati a usare la loro esperienza al servizio della fede. In linea con lo spirito e la lettera del Concilio Vaticano II, il carisma dei laici deve essere riconosciuto, dando modo di agire. "Il dialogo all'interno della Chiesa e con tutti gli altri dovrebbe essere il modo caratteristico di procedere con la nuova evangelizzazione". 

 

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