19/09/2007, 00.00
INDIA
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Card. Martino, nell’Asia del sud Chiese impegnate contro ogni discriminazione

di Nirmala Carvalho
Il presidente della Pontificia commissione per la giustizia e la pace parla delle conclusioni, oggi a Bangalore, del colloquio che discute della emarginazione di gruppi sociali, donne e vittime della globalizzazione.
 Bangalore (AsiaNews) – La sistematica discriminazione di alcuni gruppi, come i dalit, i tribali e le minoranze etniche, quella sessuale ed il crescente processo di impoverimento di gruppi particolarmente vulnerabili, come conseguenza della globalizzazione: sono le principali questioni sulle quali si conclude oggi a Bangalore, in India, il colloquio dell’Asia del sud dedicato a tali forme di ingiustizia.
 
Si tratta del primo incontro organizzato per dar vita ad un Forum per la giustizia e la pace dell’Asia meridionale, dedicato a tali obiettivi e ad esso hanno preso parte delegati di cinque Paesi: Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Nepal, oltre all’India. E’ intervenuto anche il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente della Pontificia commissione per la giustizia e la pace, che ha parlato con AsiaNews dei temi dell’incontro.
 
“Il colloquio – afferma il cardinale – è stato una splendida idea ed io spero che alla fine le decisioni e le conclusioni si diffonderanno in modo da poter fornire un aiuto alle Chiese dell’Asia meridionale. Speriamo che servano a coloro che sono coinvolti nell’attività di Giustizia e pace a lavorare nei loro Paesi per superare le ingiustizie e gli abusi”.
 
In India c’è la questione dei dalit, che presenta un problema di giustizia all’interno della stessa Chiesa.
 
“I cristiani dovrebbero essere uniti nel lavorare per la giustizia nel rispetto della persona e dei diritti umani.
La convinzione dell’innata dignità della persona è il fondamento di ogni insegnamento della dottrina sociale cattolica. E’ fondamentale che tutti i diritti umani sia inequivocabilmente rispettati, non possiamo scegliere un diritto umano su un altro. E’ importante che ogni persona rispetti ogni diritto umano. La dignità della persona è al di sopra di tutto e questi diritti e doveri sono universali e inviolabili”.
 
In India abbiamo il grave problema dei feticidi femminili.
 
“L’aborto è commesso contro coloro che sono i più deboli ed indifesi, coloro che sono davvero ‘i più poveri dei poveri’. E’ assurdo che la discriminazione della donna comincia dal grembo della stessa madre. E’ da lì, invece, che la donna deve essere rispettata”.
 
E’ soddisfatto del modo nel quale la Chiesa indiana è coinvolta nella giustizia social?
 
“In ogni Paese ci sono cose buone ed altre che vanno migliorate. Ognuno deve lavorare cooperando e collaborando con le altre strutture della Chiesa per contribuire costruttivamente al bene comune. Per il bene comune, sottolineo, senza alcuna discriminazione sulla base di casta, sesso o razza. Noi abbiamo la responsabilità di contribuire al bene dell’intera società, al bene comune. Tutti possono lavorare per la dignità della persona e per una società nella quale prevalgano giustizia, verità e pace. La dignità umana può essere realizzata e protetta solo nel contesto di rapporti con la società più vasta, attuando la nostra dignità ed i nostri diritti in relazione con gli altri, in comunità”.
 
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