23/05/2012, 00.00
INDONESIA
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Chiede perdono Umar Patek, mente della strage di Bali e degli attacchi alle chiese

di Mathias Hariyadi
Al processo l’estremista islamico, ribattezzato “Demolition Man”, ammette le proprie colpe e gli errori commessi. “Sono dispiaciuto – aggiunge – per le mie malefatte”. Reazioni contrastanti nella società civile indonesiana: alcuni auspicano una vera redenzione; altri sospettano un nuovo “espediente” per scampare alla pena.

Jakarta (AsiaNews) - Ammette le proprie colpe e chiede perdono a tutti: alla comunità cristiana per gli attentati alle chiese la vigilia di Natale del 2000, ai parenti delle vittime della strage di Bali del 2002 e al governo indonesiano per aver falsificato documenti e tradito la fiducia dei concittadini. È un Umar Patek all'apparenza contrito, che riconosce gli errori e intende espiarli, quello che si è presentato davanti ai giudici della Corte distrettuale di Jakata il 21 maggio scorso, nel processo contro il terrorista islamico originario dello Java centrale, un misto di sangue arabo e giavanese, un lungo curriculum di stragi e attentati che gli hanno fatto guadagnare l'appellativo di "Demolition Man". Tuttavia, la società civile reagisce in modo diverso davanti alla richiesta di perdono: se alcuni credono alla sincerità delle sue parole, molti altri ritengono che sia solo un tentativo di ottenere la clemenza dei giudici ed evitare l'ergastolo o la condanna a morte.

"Chiedo personalmente il perdono cristiano" ha dichiarato Umar Patek al Hisyam bin Ali Zein, durante l'udienza in aula, per "ciò che ho fatto loro". "Sono davvero dispiaciuto - aggiunge - per le mie malefatte". Egli ha inoltre spiegato che la tardiva ammissione di responsabilità - in un primo momento aveva respinto ogni addebito - era frutto delle "infinite pressioni" che esercitava su di lui il leader estremista Dulmatin, suo complice nei crimini e ucciso in un raid delle forze speciali indonesiane nel marzo 2010 (cfr. AsiaNews 09/03/2010 Tre morti in un raid antiterrorismo. Uccisa una delle menti della strage di Bali).

"Demolition Man" è stato arrestato nel gennaio 2011 dalla polizia pakistana ad Abbottabad, lo stesso luogo teatro del blitz che ha portato all'uccisione del leader e fondatore di al Qaeda Osama bin Laden; Umar Patek è stato quindi consegnato alla giustizia indonesiana, dopo mesi di estenuanti trattative fra Jakarta e Islamabad (cfr. AsiaNews 11/08/2011 Estradato Umar Patek, mente della strage di Bali e di attacchi bomba alle chiese). In merito agli attacchi alle chiese, durante l'udienza egli ha sottolineato che non intendeva mietere vittime "innocenti" perché "non avevano alcun legame col conflitto israelo-palestinese".

Una parte della società civile auspica che vengano accolte le richieste del terrorista e venga concesso il perdono, perché il rimorso manifestato da Patek è sincero. Tuttavia, non mancano persone che giudicano l'uomo un "genio" criminale e che le parole espresse davanti ai giudici sono solo l'ennesimo "espediente" elaborato per sfuggire, se non alla giustizia, alla pena massima prevista dalla legge. Un elemento resta comune: se il perdono è una questione delicata, la lotta al terrorismo e lo smantellamento della rete criminale restano obiettivi primari. Djohan Effendy, studioso musulmano, afferma che il jihad dovrebbe essere visto come "sforzo per mantenere buone relazioni fra esseri umani, senza distinzioni". Imam, attivista islamico per i diritti umani, aggiunge che se "[Umar] è sincero, questo è un buon punto di partenza". Un leader cattolico, di nome Benjamin, auspica la "conversione di Patek e la richiesta di un sincero perdono alle vittime e alle loro famiglie".

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