10/02/2010, 00.00
SRI LANKA
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Colombo: si alza il livello dello scontro politico. Appello dei vescovi per la pace

di Melani Manel Perera
Rajapaksa ha sciolto il Parlamento e ha indetto elezioni generali per l’8 aprile. Egli intende conquistare i due-terzi dei seggi per controllare il Paese. Scontri nella capitale fra oppositori e sostenitori filo-governativi. Manifestazioni di leader cristiani contro i brogli nelle elezioni del 26 gennaio, mentre i prelati invitano politici e cittadini a “fermare le violenze”.
Colombo (AsiaNews) – I cristiani in Sri Lanka manifestano contro i brogli nelle recenti elezioni presidenziali, che hanno sancito la vittoria di Mahinda Rajapaksa. Un gruppo di vescovi cattolici e protestanti invita la classe dirigente a “fermare le violenze” e a collaborare per “mantenere la pace nel Paese”. Tuttavia la crisi politica nell’isola assume un quadro sempre più preoccupante: nella capitale si registrano scontri fra simpatizzanti dell’opposizione e sostenitori del governo; il fronte anti-Rajapaksa conferma la “battaglia legale” contro “l’arresto arbitrario” del generale Sarath Fonseka, il quale rifiuta il cibo che gli viene offerto in carcere nel timore di essere avvelenato. Il presidente, intanto, ha sciolto il Parlamento e ha annunciato elezioni generali l’8 aprile.
 
I partiti dell’opposizione assicurano una “battaglia legale” contro l’arresto del generale Fonseka, avvenuto l’8 febbraio. In un comunicato confermano l’intenzione di sollevare il caso di fronte “al tribunale, al popolo e alla comunità internazionale”. Gli oppositori aggiungono di avere “buone ragioni per credere che al fermo sommario del generale Fonseka, potrebbe seguire l’omicidio in carcere”. Anoma Fonseka, moglie dell’ex capo dell’esercito, ha visitato l’uomo in carcere. La donna riferisce che egli non si fida di nessuno e non intende mangiare il cibo che gli viene fornito nella prigione militare in cui è rinchiuso.
 
Oggi per le strade della capitale, Colombo, i simpatizzanti delle due fazioni si sono dati battaglia. Migliaia di manifestanti anti-governativi hanno bruciato le immagini del presidente Rajapaksa e hanno chiesto la liberazione del generale Fonseka. I dimostranti sono stati attaccati dai sostenitori del governo, con lanci di pietre e sassi. Intanto il presidente ha annunciato lo scioglimento del Parlamento ed elezioni generali per l’8 aprile. L’obiettivo è assicurarsi una maggioranza dei due-terzi, per ottenere il controllo assoluto del Paese.
 
In un quadro di tensioni e scontri, sembra cadere nel vuoto l’appello di vescovi cattolici e protestanti che chiedono la fine delle violenze e la pace, conquistata nei mesi scorsi dopo tre decadi di guerra civile contro i ribelli delle Tigri tamil nel nord dello Sri Lanka. In un comunicato congiunto i prelati affermano che “al popolo è negata la comprensione oggettiva della realtà”, mentre i principi democratici vengono infranti senza particolari remore. Essi denunciano il denaro eccessivo investito nella campagna elettorale, che “solleva questioni etiche” nella qualità della classe dirigente, alla guida di un Paese che “lotta per eliminare la povertà e garantire giustizia agli sfollati della guerra”.
 
In vista delle elezioni generali, i prelati auspicano “un cambiamento nella cultura politica” che restituisca la “sovranità al popolo”. Essi mostrano di avere a cuore le sorti dei profughi della guerra e della minoranza tamil, che in molti casi non hanno potuto votare per “la mancanza di trasporti” e di vie di collegamento adeguate. I vescovi cattolici e protestanti denunciano infine le violenze e le intimidazioni contro gli oppositori e i giornalisti indipendenti. “Il presidente, la classe politica, la società civile e i leader religiosi – concludono i prelati – devono fissare i criteri per curare le tensioni che dilaniano il Paese e assicurare giustizia e protezione per tutti”.
 
Il 6 febbraio scorso, infine, leader politici e fedeli cristiani di Negombo, distretto della provincia occidentale, hanno inscenato una protesta (nella foto) contro i presunti brogli che hanno favorito la rielezione di Rajapaksa alla presidenza dello Sri Lanka. Essi hanno distribuito circa 5mila volantini di denuncia e invitano tutti a “unirsi contro un voto presidenziale inquinato”. Accuse di corruzioni e brogli che sono finite anche sul tavolo dell’arcivescovo di Colombo, mons. Malcolm Ranjith, in una lettera inviata al prelato lo scorso 2 febbraio.
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