14/07/2016, 12.33
NEPAL
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Crisi di governo in Nepal: i maoisti ritirano la fiducia

Il premier K P Sharma Oli dovrà presentarsi di fronte al Parlamento e testare i numeri dell’esecutivo. Il candidato designato a succedergli è il leader maoista Prachanda, ex primo ministro. In Nepal cambi al potere sono frequenti, data la giovane democrazia e la forte corruzione. Questa volta però la crisi sembra rispondere alla necessità dei maoisti di proteggere i propri leader indagati per crimini di guerra.

Kathmandu (AsiaNews) – I partiti maoisti hanno presentato una mozione di sfiducia al governo e hanno ritirato il sostegno esterno all’esecutivo del premier comunista K P Sharma Oli. Il motivo del gesto sarebbe il mancato rispetto degli impegni presi da Oli, da appena nove mesi alla guida del Nepal. Il sospetto però è che i partiti maoisti stiano tentando di evitare le probabili incriminazioni dei propri leader, indagati dalla Commissione che sta raccogliendo le denunce delle vittime della guerra civile. Ora il premier dovrà testare i propri numeri in Parlamento, dove non possiede più la maggioranza assoluta, altrimenti sarà costretto a rassegnare le dimissioni.

Ieri una delegazione dei partiti di opposizione – Nepali Congress, CPN (Maoist Center) e CPN-United – ha consegnato la lettera di sfiducia nelle mani del premier, che non ha celato il suo disappunto. Sono 280 i parlamentari che hanno sottoscritto la mozione, aderendo quindi all’iniziativa proposta da Pushpa Kamal Dahal detto “Prachanda”, presidente dei maoisti, e Sher Bahadur Deuba, leader del Congress nepalese.

Tra le gravi mancanze dell’attuale governo lamentale nella lettera, quella di non aver saputo gestire le richieste delle minoranze madhese e tharu, che hanno poi portato a lunghi mesi di scontri al confine con l’India e al successivo embargo commerciale da parte di Delhi. Le opposizioni denunciano anche la lentezza nelle operazioni di ricostruzione dopo il terremoto dell’aprile 2015, che ancora stentano a partire a causa dell’enorme corruzione presente.

Il prossimo 21 luglio il primo ministro Oli dovrà presentarsi di fronte al Parlamento e tentare di ottenere la fiducia di 298 parlamentari su 595. Altrimenti sarà costretto alle dimissioni e inizierà una nuova fase di consultazioni tra i partiti.

Cambi al potere in Nepal sono abbastanza consueti. Dal 1990, anno in cui è stato instaurato un primo regime parlamentare, si sono succeduti 23 gabinetti. Il leader designato di questi giorni è Prachanda, ex primo ministro, che non ha fatto mistero della sua disponibilità a riprendere le redini del Paese. Egli però è tra i principali indagati dalla Truth and Reconciliation Commission, incaricata di dare giustizia ai familiari delle vittime della guerra civile combattuta tra governo e ribelli maoisti (1995-2006).

Nelle scorse settimane i quadri maoisti avevano già minacciato di togliere l’appoggio a Kathmandu se i propri leader fossero stati incriminati in maniera formale. Nell’estremo tentativo di scongiurare la caduta del governo, il premier aveva anche siglato un’amnistia per i crimini di guerra. Ad AsiaNews vari esperti avevano denunciato la resa di Oli ai maoisti e raccontato le storie delle vittime, che sperano di avere giustizia da 10 anni.

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