17/09/2012, 00.00
RUSSIA
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Croci divelte in Russia e slogan pro Pussy Riot su una chiesa in Georgia

di Nina Achmatova
Continuano episodi di intolleranza dopo la condanna della band punk femminista russa. Nella Chiesa ortodossa acceso il dibattito tra chi denuncia una campagna di anti-clericalismo e chi invita a sfruttare il momento per risolvere il problema del rapporto con la società.

Mosca (AsiaNews) - Croci divelte in Russia e scritte sui muri delle chiese in Georgia. Continuano le azioni anti-clericali in nome della scarcerazione delle Pussy Riot, la band punk femminista di cui tre componenti sono state condannate a due anni di detenzione per una performance anti-Putin messa in scena nella cattedrale di Mosca. Dopo le quattro croci di legno tagliate e abbattute a fine agosto nelle regioni di Chelyabinsk e Arkhangelsk, altre due croci sono state fatte a pezzi nel distretto di Pervomaisk, regione di Altai, il 5 settembre. Come riporta il sito d'informazione religiosa, Portalcredo.ru, sull'accaduto è stata aperta un'inchiesta lo scorso 10 settembre per il reato di "vandalismo" (articolo 214 del Codice penale). Secondo gli inquirenti, i possibili responsabili sarebbero già stati individuati.

Episodi di questo genere sono aumentati in Russia dopo che il 17 agosto, nel giorno della sentenza di condanna delle Pussy Riot - colpevoli di "teppismo motivato da odio religioso" - una delle femministe del gruppo ucraino Femen aveva protestato contro il verdetto tagliando con una motosega una croce a Kiev.

Il fenomeno non è relegato alla Russia. A Tbilisi, in Georgia, un gruppo di cittadini ha chiesto alle autorità di fare luce sulle scritte apparse sulle mura esterne della chiesa ortodossa di Kashveti, nel centro della capitale georgiana. Secondo quanto riporta il sito Pravmir.ru, vicino alla caricatura di un'icona è stato scritto a caratteri cubitali "Free Pussy Riot", lo slogan della campagna internazionale a sostegno della band russa.
All'interno della Chiesa russo-ortodossa il dibattito è molto acceso sull'argomento: da una parte c'è chi sostiene sia in atto una vera campagna contro la fede, scattata dopo l'arrivo della reliquia della cintura della Vergine lo scorso inverno in Russia, dal monte Athos. La reliquia aveva attratto oltre due milioni di pellegrini in tutto il Paese, fatto che avrebbe spaventato certi ambienti, resisi conto del forte richiamo che ancora esercita il cristianesimo sul popolo russo, nonostante decenni di persecuzioni. Dall'altra parte, invece, c'è chi fa notare che questo sia il momento per affrontare in modo serio e urgente una questione cruciale e finora evitata dalla Chiesa ortodossa in Russia: quella del suo rapporto con una società laica. 

 

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