11/12/2009, 00.00
CINA
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Da Pechino nuovi segnali di ripresa economica

Crescono i dati relativi alle esportazioni e i prezzi al consumo, che si assestano sullo 0,6% rispetto allo 0,4% previsto dagli esperti. Aumentano anche le vendite al dettaglio, segnale di buona salute del mercato interno. Ma Pechino teme la bolla bancaria, e pianifica una riduzione dello stimolo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nonostante la grave crisi finanziaria mondiale, la Cina mostra nuovi segnali di ripresa economica: crescono infatti le esportazioni industriali e i prezzi al consumo, che per la prima volta negli ultimi mesi sono aumentati. Il tasso interno del prezzo al consumo, dicono i dati governativi, è stato fissato per novembre sullo 0,6%; gli esperti prevedevano di arrivare al massimo allo 0,4%. La produzione industriale è salita alla posizione migliore dal giugno 2007. Le esportazioni sono diminuite solo dell'1,2%, la riduzione più bassa nell'anno.

L’Ufficio nazionale di statistica sostiene inoltre che, sempre in novembre, le vendite al dettaglio sono aumentate del 15,8% rispetto allo scorso anno. Sheng Laiyun, portavoce dell’Ufficio, dice: “Questa crescita è direttamente riconducibile alla ripresa dell’economia, che ha generato nuovi posti di lavoro”. All’inizio della settimana il governo cinese ha dichiarato di voler mantenere stabile la situazione fiscale e monetaria, ma ha annunciato che interverrà sulle politiche di investimento e di credito.

Lin Songli, analista della Guosen Securities di Pechino, spiega che “nonostante i nuovi, forti dati economici non ci aspettiamo nessun cambiamento di politica economica da parte del governo centrale. Almeno, per i primi tre mesi del prossimo anno”. In effetti, nonostante i prestiti bancari siano cresciuti a novembre fino ad arrivare a circa 40 miliardi di euro, il dato rappresenta una flessione rispetto ai 70 miliardi emessi in settembre.

Tuttavia i dati non confortano del tutto gli economisti del governo centrale, che temono la sovraesposizione delle banche: sono gli istituti di credito, infatti, che garantiscono prestiti a tassi bassi e investimenti alle aziende pur con poche credenziali. Un eventuale crack del sistema bancario creerebbe una crisi peggiore di quella in corso.

Secondo il Consiglio di Stato di Pechino, l’esecutivo intende imporre di nuovo una tassa di vendita sulle case; inoltre, intende estendere i sussidi per il consumo della popolazione rurale. Si tratta di due manovre che cercano di generare profitto dal valore reale: tassare le case significa imporre una sorta di ipoteca sulla stessa, mentre il consumo rurale si basa sui coltivatori diretti che hanno beni solidi con cui garantire il prestito ricevuto.

Lu Ting, economista della Merrill Lynch di Hong Kong, spiega: “Il piano di stimolo all’economia proposto da Pechino va bene, e i dati lo dimostrano. Tuttavia, il governo deve cercare una strategia di uscita da questa situazione, in cui garantisce per tutti. Potrà farlo riducendo gli investimenti e i prestiti, credo a partire dal prossimo aprile”.

Secondo una fonte interna, “i piani per la regolamentazione bancaria proposti dalla Cina prevedono di assestare i prestiti intorno ai 7 mila miliardi di yuan per il 2010. Una cifra enorme, ma comunque inferiore ai 9200 miliardi che sono stati concessi nei primi undici mesi del 2009”.

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