18/11/2003, 00.00
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Diritti degli immigrati: la più grande sfida di Abdullah

A 3 settimane dall'insediamento di Abdullah Ahmad, nuovo Primo Ministro della Malaysia, presentiamo un'analisi sulle sfide che aspettano il nuovo governo. Il testo è trtto da una relazione di Nisha Varia, ricercatrice della Sezione "Diritti delle donne" nell'organizzazione Human Right Watch.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Dopo più di 20 anni di governo di Mahatir Mohammed, il nuovo Primo Ministro Abdullah Ahmad Badawi, succeduto  il 31 ottobre, deve affrontare una serie di sfide. La più grande sarà trasformare la Malaysia da un paese a regime autoritario ad una Nazione che rispetta i diritti umani e la legge. Il primo passo dovrebbe essere la protezione di quei membri della società che hanno sempre visto i loro diritti calpestati: i lavoratori immigrati e coloro che ne difendono i diritti.

In Malaysia risiedono circa 2 milioni di lavoratori stranieri, provenienti soprattutto da Indonesia, Bangladesh e Filippine. Meno della metà lavora legalmente. Gli immigrati sono in maggioranza donne che trovano lavoro in fabbriche, piantagioni o come domestiche.

La strategia economica della Malaysia, fortemente orientata all'esportazione, si poggia fortemente sui lavoratori stranieri, che coprono circa il 10% del totale della forza lavoro. Secondo stime del governo i lavoratori immigrati illegali sono più del 70% della forza lavoro nei settori manifatturiero ed edilizio, quelli che hanno guidato la crescita economica del Paese.

I 22 anni di potere di Mahatir, hanno creato un notevole aumento dello standard di vita, ma lasciano pure un retaggio di pratiche e politiche eccessivamente punitive, negando i diritti basilari degli immigrati, specie quelli illegali, e soffocando l'impegno dei gruppi per i diritti umani, che indagavano su tali abusi.

Un esempio per tutti è la condanna, avvenuta il 16 ottobre, di Irene Fernandez, uno dei più tenaci difensori dei diritti umani, delle donne e dei lavoratori immigrati. Essa è accusata di aver reso pubblici gli abusi sui diritti umani in Malaysia. Nel 1995, Tanaganita ("L'esercito delle donne") un'organizzazione non governativa guidata dalla Fernandez, ha distribuito un documento di denuncia sulle molestie, sulle violenze sessuali e sull'insufficienza di cibo e acqua nei campi di detenzione per gli immigrati. Anziché perseguire le guardie carcerarie, responsabili degli abusi, il governo ha accusato la Fernandez di aver diffuso intenzionalmente notizie false. Il processo,  il più lungo nella storia del paese, è durato 7 anni ; esso è divenuto un simbolo dell' ostilità del governo nei confronti dei difensori dei diritti umani.

La Fernandez,  personalità riconosciuta a livello internazionale, ha lavorato per la riforma di legge sugli stupri e le violenze domestiche; ha fornito supporto alle donne sfruttate per lavori a sfondo sessuale e ha creato programmi per coscientizzare le donne malate di HIV.

Che ricompensa ha avuto questa attivista dal governo di Mahathir per il suo instancabile lavoro verso la giustizia sociale? Ben 12 mesi di carcere; anni di processo; attacchi e controlli: un chiaro avvertimento per tutti coloro che vogliono dar voce alle violazioni dei diritti umani degli immigrati.

A questa repressione i gruppi malaysiani per i diritti umani e le organizzazioni delle donne hanno risposto con coraggio. Dopo la condanna la Fernandez ha osservato: "Le organizzazioni non governative malaysiane iniziano a gridare a voce alta contro le violazioni statali dei diritti umani. Grazie a questo sviluppo c'è più solidarietà tra le varie organizzazioni".

Ma lo scorso anno è avvenuto un altro sviluppo, più preoccupante: la rettifica della legge sull'immigrazione e la sua severa applicazione, con misure che comprendono fustigazione, incarcerazione e deportazione di massa per i lavoratori immigrati senza documenti.

Le Ong documentano situazioni disumane nelle carceri, mancanza di processi equi, carenza di cure mediche per gli immigrati.

Una legge sull'immigrazione così punitiva spinge i lavoratori immigrati a non denunciare abusi sul lavoro e allo stesso tempo garantisce impunità ai datori di lavoro.

A  causa del loro isolamento nelle case private, soggetti a maggior rischio di abuso sono le domestiche, che spesso non hanno la possibilità di vedere garantiti i loro diritti.

Quote arbitrarie e alte tasse di registrazione aprono il campo a illecite estorsioni da parte di impiegati del governo e agenzie private.

Con il ritiro di Mahathir, la Malaysia ha la possibilità di ridefinire se stessa come una nazione che opera nel rispetto dei diritti umani. Abdullah dovrebbe promuovere riforme che proteggono i diritti dei lavoratori immigrati e dovrebbe firmare leggi sui diritti umani, secondo gli standard internazionali, ispirandosi ad esempio alla Convenzione dei Lavoratori Immigrati, un trattato delle Nazioni Unite entrato in vigore nel luglio scorso.

Abdullah dovrebbe anche chiedere la grazia per la Fernandez e portare l'attenzione del suo governo a perseguire gli abusi sui diritti umani, piuttosto che molestarne i difensori.

Egli ha la possibilità di bloccare l'importante lavoro dei gruppi per i diritti umani o di promuoverlo, creando un ambiente dove essi possano operare liberamente. Le scelte che farà diranno che tipo di Malaysia egli intende governare.    
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