18/01/2024, 10.05
MALAYSIA
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Sfruttamento e abusi: Kuala Lumpur rivede il mercato del lavoro per immigrati

di Steve Suwannarat

Una distribuzione inadeguata degli immigrati nei vari settori ha reso necessaria la revisione dei rapporti con 15 nazioni. Interessati 2,2 milioni di persone, provenienti soprattutto da Bangladesh e Nepal e finiti in un limbo. Nel mirino la pratica del lavoro forzato o il mancato pagamento dei compensi.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Sotto accusa per il trattamento degli immigrati, il governo malaysiano ha deciso di rivedere le regole di ingaggio e le tutele per i lavoratori stranieri (circa 2,2 milioni) provenienti da numerosi Paesi. Una decisione importante, che conferma da un lato i limiti nella gestione della popolazione immigrata e nello stesso tempo una persistente necessità.

Il 16 gennaio scorso il ministri del Lavoro e degli Interni hanno incontrato i giornalisti per ribadire come una distribuzione inadeguata dei lavoratori nei vari settori economici ha reso necessaria le revisione dei rapporti bilaterali con 15 nazioni. Tra le aree di crisi, quella agricola e delle piantagioni, impossibilitate a completare le quote di immigrati stabilite mentre queste sono state superate in altri settori produttivi.

“Dovremo rivedere gli accordi tenendo conto di diversi elementi, inclusi imposte, costi, condizioni contrattuali, assistenza sanitaria e altro ancora” ha confermato il responsabile degli Interni Saifuddin Nasution Ismail. Egli ha proseguito aggiungendo che le autorità favoriranno il trasferimento di quote di lavoratori tra i diversi settori.

Saranno 15 le nazioni da cui la Malaysia riceve lavoratori con cui rinegozierà gli accordi bilaterali. L’obiettivo primario è di cercare di risolvere soprattutto le forme di sfruttamento e una cattiva gestione che, se da un lato non risolve le necessità di lavoratori in diversi settori produttivi o di servizi, dall’altro lascia senza occupazione un gran numero di immigrati.

Sono migliaia, in maggioranza provenienti da Bangladesh e Nepal, i cittadini stranieri che lo scorso anno sono stati lasciati in un limbo successivamente all’arrivo, poiché gli impieghi loro promessi in cambio di consistenti pagamenti per i documenti richiesti non erano più disponibili. A questo si associano le costanti denunce di abusi attuati da reclutatori e datori di lavori senza scrupoli, molti dei quali sono finiti nelle “liste nere”, come quella statunitense, per pratiche di lavoro forzato o per compensi non pagati.

Spinti dalle necessità e dalla prospettiva di impiego con salari superiori a quelli disponibili nei Paesi d’origine, a raggiungere la Malaysia sono soprattutto (per il 70%) migranti da Bangladesh e Nepal. E, in misura minore, anche indiani, pachistani, vietnamiti e thailandesi che si ritrovano a volte privati dei loro diritti ma anche di occupazione. Questo nonostante la legge imponga ai datori di lavoro di pagare i migranti che, privati di un impiego perché in eccesso rispetto alle quote settoriali, si ritrovano in posizione irregolare in una nazione scarsamente accogliente verso immigrati non documentati, fuggiaschi e profughi. 

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