04/09/2013, 00.00
INDONESIA
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East Nusa Tenggara, violenze fra opposte fazioni politiche. Appello del vescovo

di Mathias Hariyadi
È di tre morti, dozzine di case bruciate e centinaia di persone in fuga il bilancio degli scontri fra sostenitori del capo distretto uscente e successore, vincitore alle urne. La Corte costituzionale conferma il risultato delle votazioni e sancisce il cambiamento; la decisione scatena le ire di una parte della popolazione. Check-point per garantire ordine e sicurezza.

Jakarta (AsiaNews) - È un appello alla pacificazione e alla ricomposizione della lotta politica nell'alveo democratico quello lanciato da mons. Edmund Woga, vescovo di Weetebula, nell'isola di Sumba, provincia di East Nusa Tenggara (NTT). In questi giorni il prelato ha promosso in prima persona un tentativo di mediazione fra le parti in lotta, incontrando le folle scese in piazza e chiedendo di "mettere fine agli episodi di violenza". Un conflitto tutto interno ai cittadini sumbanesi, e che appartengono a forze politiche e clan diversi, nella provincia orientale indonesiana - la nazione musulmana più popolosa al mondo - a larga maggioranza cristiana.

Gli scontri fra le varie fazioni hanno causato almeno tre morti e dozzine di case bruciate; centinaia di persone hanno abbandonato le abitazioni, in cerca di zone più sicure dove rifugiarsi. Dietro le violenze, il disappunto della fazione sostenitrice del capo distretto uscente Kornelius Kode Mete, che ha perso il ricorso presentato alla Corte costituzionale - in ballo il risultato delle ultime elezioni - e dovrà così abbandonare la carica.

A fine agosto i supremi giudici hanno sancito la vittoria alle urne della "coppia" Markus Dairo Talu del suo vice Ndara Tanggu Kaha, chiamati a guidare il distretto di West Sumba come già previsto dai risultati forniti dalla Commissione elettorale.

La Corte costituzionale ha ricevuto un ricorso ufficiale dalle altre fazioni in lotta per il potere ma, valutate le carte, ha ribadito l'esito delle urne; una decisione che ha scatenato la reazione di una fetta consistente della popolazione, scesa in piazza per manifestare il proprio malcontento.

Da qui l'intervento di mons. Edmund Woga, che condanna ogni gesto violento - da qualsiasi parte provenga - e chiede di mettere fine alle provocazioni. Le sue dichiarazioni sono arrivate al termine di un incontro con i vertici delle forze di polizia e dei militari stanziati nella regione, assieme al capo distretto uscente Kornelis Kode Mete e del suo successore, Markus Dairo Talo.  Del resto la presenza della Chiesa nell'isola di Sumba è fondamentale, perché i cittadini nutrono profondo rispetto per il vescovo e per i sacerdoti, considerati dei capi e delle "guide" locali.

Nel corso del faccia a faccia con il vescovo, i due competitori - capo distretto uscente e successore - hanno accolto l'invito alla calma, chiedendo ai propri sostenitori di mettere fine alla tensione e agli episodi di violenza. Fra le prime misure urgenti, l'allestimento di alcuni punti di controllo nelle aree più sensibili per controllare meglio possibili focolai di conflitto. Alla polizia è affidato il compito di pattugliare case e strade in cerca di armi o altri oggetti contundenti.

In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa sette milioni di persone, pari al 3% circa della popolazione totale. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione, mentre in alcune aree dell'estremità orientale dell'arcipelago rappresentano la maggioranza (come la provincia di East Nusa Tenggara). Essi sono una parte attiva nella società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all'opera di aiuti durante le emergenze, come avvenuto per in occasione della devastante alluvione del gennaio scorso. 

 

 

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