08/03/2018, 08.31
QATAR - GOLFO
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Fmi: Doha più forte del blocco saudita, ma restano elementi di rischio

Per gli esperti l’impatto a livello economico e finanziario dello scontro fra Qatar e Arabia Saudita si sta “indebolendo”, ma restano ancora fattori di incertezza. Immissioni di liquidità e l’intervento della Banca centrale hanno compensato il buco da 40 miliardi. Preoccupa il possibile calo nei prezzi degli idrocarburi.

 

Doha (AsiaNews/Agenzie) - L’impatto a livello economico e finanziario degli oltre nove mesi di blocco saudita al Qatar “si stanno indebolendo”; tuttavia permangono ancora “alcuni elementi di rischio” per l’emirato del Golfo. È quanto affermano gli esperti del Fondo monetario internazionale (Fmi), secondo cui i vertici di Doha hanno saputo in quest’arco di tempo aprire nuove vie al commercio e gli indici di crescita restano sempre postivi.

Il Qatar è da mesi al centro di una gravissima crisi politica, diplomatica ed economica che la vede opposta agli altri Paesi del Golfo, guidati da Riyadh. Secondo alcuni lo scontro fra  Qatar e Arabia Saudita è originato dai legami fra Doha e Teheran, nemico numero uno dei sauditi nella regione e per il [presunto] sostegno a gruppi terroristi. In realtà dietro la controversia - che ha coinvolto anche il canale satellitare del Qatar Al Jazeera, di cui Riyadh vuole la chiusura - vi sarebbe la contrapposizione all’interno dell’islam sunnita e, in particolare, fra Doha e Abu Dhabi.

In un rapporto diffuso nei giorni scorsi dal Fmi emerge che gli effetti del blocco imposto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain ed Egitto - che da giugno hanno tagliato ogni relazione diplomatica e commerciale con Doha - sulle attività economiche si è rivelato “transitorio”. Se, da un lato, i finanziamenti esteri e i depositi privati sono diminuiti di circa 40 miliardi di dollari, dall’altro il calo è stato compensato da iniezioni di liquidità da parte della Banca centrale e dell’Autority per gli investimenti del Qatar.

Come altre nazioni del Golfo che fondano la propria ricchezza sulla produzione di energia, il Qatar ha subito il contraccolpo dovuto al crollo mondiale nei prezzi del petrolio e del gas naturale. Ciò ha imposto l’introduzione di misure improntate all’austerità a garanzia del bilancio statale, a fronte di una serie di indici economici che fanno registrare un saldo negativo: nei non idrocarburi il 2017 ha fatto segnare una crescita del 4%, in calo rispetto al 5,6% dell’anno precedente. Il Prodotto interno lordo (Pil) dello scorso anno si è fermato al 2,1%, in leggero calo rispetto al 2,2% del 2016. Il deficit di bilancio si è ridotto al 6,0% del Pil, rispetto al 9,2% dell’anno precedente.

La grande crisi paventata a causa del blocco dei Paesi del Golfo non si è dunque concretizzata, ma restano secondo gli esperti del Fmi degli elementi di rischio. I principali rischi, spiegano, “riguardano la possibilità di un abbassamento nei prezzi degli idrocarburi, l’applicazione delle misure fiscali e le incertezze legate al persistere della controversia diplomatica”.

In passato il Qatar dipendeva in gran parte dalle importazioni provenienti dalla vicina Arabia Saudita per quanto concerne le scorte alimentari, fra le quali il latte e altri prodotti caseari. Da qui la necessità per i 2,7 milioni di abitanti di trovare fonti alternative per l’approvvigionamento di cibo [leggi Turchia, Iran e Marocco], rafforzando al contempo la produzione interna.

 

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