07/04/2005, 00.00
INDONESIA
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Fra fame e corruzione a Nias comincia il lavoro delle ruspe

Le macchine abbattono gli edifici colpiti dai terremoto del 28 marzo, ma la popolazione pensa di andare via e accusa:  manca il riso e un aiuto sanitario.

Gunungsitoli (AsiaNews/Agenzie) – Solo ieri sull'isola di Nias i bulldozer hanno iniziato l'opera di demolizione degli edifici colpiti dai 2 terremoti del 28 marzo. I mezzi impegnati nell'opera sono più di 12; l'inizio dei lavori coincide con l'arrivo sull'isola dei primi aiuti giunti con una nave-ospedale della Marina americana.

La situazione è drammatica: i residenti di Gunungsitoli si contendono gli aiuti umanitari dopo essere scesi dalle colline, punto sicuro durante il terremoto. Anche se vi è carne a disposizione, manca il riso, elemento base della nutrizione indonesiana. Un rappresentante delle Nazioni Unite dice: "Tutti coloro che possono farlo, dai proprietari terrieri agli  ufficiali corrotti del governo, nascondono le scorte di riso per rivenderlo a prezzi altissimi". Il governo dichiara di aver distribuito circa 900 tonnellate di riso ai sopravvissuti, ma molti dicono di non aver ricevuto neanche un chicco.

Problemi anche dal punto di vista: i gruppi di soccorso giunti sulla zona sono alla ricerca disperata di aiuti sanitari per curare le centinaia di migliaia di feriti che al momento vengono ricoverati in ospedali da campo allestiti in zone rurali. Secondo il governo australiano, che finanzia un piano di aiuti, la nave-ospedale della marina statunitense - che ha caricato centinaia di feriti - non può partire per curarli altrove perché manca un'equipe medica a bordo.

Secondo le Nazioni Unite, i 2 terremoti hanno ucciso più di 1.300 persone, la maggior parte a Nias.

La popolazione di sopravvissuti dell'isola è presa dallo sconforto per la situazione e per l'ennesimo disastro naturale. Ella Tan, 26 anni, è la proprietaria di un blocco appartamenti distrutto. "Per noi – dice - la vita è svanita". Da qualche parte, sotto le macerie, vi sono i corpi di sua sorella, del fratello e dei genitori; la sua famiglia era una delle più importanti nel campo dell'industria tessile. Un'ora dopo l'inizio degli scavi, nessun corpo affiora dalle macerie, ma Ella non demorde: "Scaverò fino a trovare i loro corpi, e poi lascerò per sempre questo posto". Progetta di ricominciare la sua vita a Jakarta.

Come lei, migliaia di abitanti di Nias, di etnia cinese, stanno progettando di abbandonare l'isola. Herman, proprietario di una fabbrica di ghiaccio ora distrutta, dice: "E' tutto finito. Non abbiamo l'energia per ricominciare di nuovo".
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