07/04/2011, 00.00
GIAPPONE
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Fukushima: azoto nel reattore, mentre l'economia si spegne

L’azoto, gas inerte, serve per impedire che esploda l’idrogeno formatosi. Diminuisce la radioattività nel mare, ma è a rischio l’industria ittica. La Banca centrale concederà prestiti per 1000 miliardi di yen. In crisi la vendita di autoveicoli.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il Giappone ha iniziato oggi a pompare 6mila metri cubi di azoto dentro il reattore nucleare n.1 a Fukushima, danneggiato dallo tsunami, per impedire un’esplosione dell’idrogeno formatosi. Un tecnico della Tokyo Electric Power Company (Tepco) ha spiegato che immettere azoto serve a prevenire un’esplosione, anche se le probabilità che accada sono “molto basse”. Il timore è che una delle camere del reattore sia danneggiata e possa fuoriuscirne idrogeno, che potrebbe accumularsi sino a raggiungere il punto di esplosione. Dopo il reattore n.1, si adopererà l’azoto anche per i reattori n.2 ed n.3, sempre come misura di sicurezza. Nel reattore n.2 i tecnici sono riusciti ieri a chiudere la fenditura da cui è uscita per giorni acqua contaminata, usata per raffreddare gli impianti, mentre altri operatori stanno riversando in mare oltre 11,5 milioni di litri di acqua marina a basso livello di radioattività.

La situazione del mare migliora, il livello di radioattività dellea acque è sceso da 4.800 a 4.200 volta il limite consentito. Ma la radioattività dell’acqua nei reattori supera il limite di 5 milioni di volte.

Intanto il Paese cerca di affrontare la grave crisi economica. La Banca di Giappone (Boj) erogherà finanziamenti per 1.000 miliardi di yen (12 miliardi di dollari) di durata annuale alle imprese danneggiate. La Boj ritiene a rischio soprattutto le piccole aziende, per la “forte pressione verso il basso” conseguente ai gravi danni alle strutture produttive e per la generale debolezza finanziaria. Dopo il terremoto dell’11 marzo, la Banca ha pompato quantità record di denaro nel sistema bancario, per facilitare i finanziamenti e tenere al minimo il costo del denaro.

Tra i settori più colpiti c’è quello automobilistico, con le multinazionali Toyota Motor Corp., Honda Motor Co. e Nissan che hanno dovuto diminuire la produzione. La vendita di nuovi autoveicoli nel Paese è diminuita del 37% a marzo, massima perdita mensile, ed è stata pure forte la diminuzione della produzione per tutte le manifatture. Questo sta creando problemi alle molte ditte automobilistiche mondiali che per i veicoli usano parti realizzate da Nissan e Toyota. La Renault Samsung Motor, unità sudcoreana della francese Renault, ha detto il 28 marzo che ad aprile taglierà la produzione del 20%, per la mancanza di componenti prodotti in Giappone, soprattutto della Nissan, ma il problema è analogo a livello mondiale. Questo potrebbe avvantaggiare le aziende produttrici di altri Paesi, come Cina, Sud Corea ma anche Malaysia.

L’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo prevede che la crescita economica del Giappone si riduca intorno allo 0,6% nel 1° trimestre e allo 1,4% nel 2° trimestre. C’è tuttavia un cauto ottimismo per la possibilità di una rapida ripresa collegata alla ricostruzione di strade, ponti, porti e migliaia di abitazioni.

Il governo, prima di adottare un programma generale, vuole attendere stime certe per la produzione di energia elettrica (collegata ai problemi con le centrali nucleari) e i dati sulla disoccupazione, i problemi abitativi e i prezzi al consumo che saranno rivelati il 28 aprile.

Molto colpite sono le industrie alimentari, specie quella ittica che è la 5° produttrice mondiale: test sul pesce proveniente da zone non lontane da Fukushima hanno mostrato la presenza di cesio a un tasso superiore al limite consentito. India, Stati Uniti, Cina, Australia, Hong Kong, Corea del Sud e altri Paesi hanno bandito o ristretto le importazioni di alimenti giapponesi.

Secondo la National Police Agency, lo tsunami ha distrutto, danneggiato o portato via oltre 206mila edifici e un numero indeterminato di autoveicoli, e ora le macerie e i veicoli creano problemi pure per il transito delle navi: la guardia costiera giapponese avverte di stare almeno a 110 chilometri dalla zona di Fukushima, dove sono concentrate la gran parte delle macerie. Per il pericolo di radiazioni è stata disposta una distanza di sicurezza di 30 km.

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