28/06/2010, 00.00
CINA – G20
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G20, senza soluzione la questione dello yuan

Ufficialmente il tema della rivalutazione monetaria non era neanche in agenda, ma di fatto essa ha dominato gli incontri bilaterali; in particolar modo, quello fra Hu Jintao e Obama. I toni sono stati piuttosto cordiali: Obama ha invitato il leader cinese a Washington e la proposta è già stata accettata. Il presidente americano ha detto di aspettarsi una “significativa crescita del valore dello yuan nei prossimi mesi".

Toronto (AsiaNews/Agenzie) – Nel corso del G20 di Toronto, che si è concluso questa notte, non è stata trovata la soluzione al problema dello yuan. Ufficialmente il tema della rivalutazione monetaria non era neanche in agenda, ma di fatto essa ha dominato gli incontri bilaterali; in particolar modo, quello fra il presidente cinese Hu Jintao e la sua controparte americana Barack Obama. Ad ogni modo, i toni sono stati piuttosto cordiali: Obama ha invitato il leader cinese a Washington entro la fine dell’anno, e la proposta è già stata accettata.

Concluso il vertice, il presidente americano ha detto di aspettarsi una “significativa crescita del valore dello yuan” nei prossimi mesi. Obama ha aggiunto che “seguirà da vicino” come la Cina si comporterà a fronte della sua promessa di introdurre una maggiore flessibilità nella gestione della sua moneta. Il presidente cinese Hu Jintao, da parte sua, si è invece mostrato cauto sull’opportunità di abbandonare troppo rapidamente i programmi di stimolo all'economia, sottolineando che la ripresa economica globale è ancora fragile e alle fasi preliminari.

Parlando a margine dei lavori Hu Jintao si è anche soffermato sulle questioni valutarie, sottolineando che i mercati finanziari globali potrebbero essere minacciati da eccessive fluttuazioni dei tassi di cambio. Ed è con questa motivazione che i Grandi del mondo hanno accettato di non pressare troppo la Cina sulla questione, che mette a serio rischio le riserve di debito estero di Pechino e influisce direttamente sulle sue capacità di esportazione.

Sull’argomento, la Cina è riuscita poi a ottenere un’altra vittoria. Nel comunicato finale, caratterizzato dalla ricerca di un bilanciamento fra le varie istanze sul tavolo, non c’è alcun riferimento allo yuan. Dal summit esce infatti solo un vago invito ai Paesi emergenti a “seguire una politica di tassi più flessibile”.

L’ascesa di Pechino sulla scena internazionale e il ruolo importante giocato nell’economia americana rafforzano il legame economico - già stretto – con gli Stati Uniti: la Cina è una delle prime economie al mondo e tira la ripresa economica globale. È uno dei maggiori mercati di sbocco per i prodotti “made in Usa” ed è, soprattutto, il primo creditore estero americano. Un ruolo che dà alla Cina una voce importante nello stabilire le regole di governo mondiale, soprattutto in un’ottica di deficit crescenti e di conti pubblici in disordine.

In ogni caso, volendo tenere buoni i leader mondiali, il governo cinese sta permettendo una lieve fluttuazione dello yuan. Oggi il tasso di cambio di riferimento della sua valuta è stato fissato infatti al livello più alto degli ultimi cinque anni. Il tasso di riferimento di oggi è di 6,7890 yuan per dollaro, confermando l’intenzione cinese di lasciare che lo yuan oscilli più o meno intorno allo 0,5% del tasso di riferimento.

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