11/06/2014, 00.00
HONG KONG - CINA
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Hong Kong, le Camere di commercio di Italia e India contro i democratici di Occupy Central

Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna hanno deciso di non firmare il documento contro Occupy Central, pubblicato sui quotidiani del territorio, che paventa "danni alla reputazione della città" e "un serio impatto sullo stile di vita". La battaglia del card. Zen, in marcia per il suffragio universale.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - Una delle più importanti Camere di commercio di Hong Kong si è unita ad altre 4 strutture simili, ma di livello internazionale, per condannare il movimento di Occupy Central con una dichiarazione pubblicata oggi da diversi giornali del territorio. Tuttavia un buon numero di Camere di commercio molto influenti non ha firmato il documento, secondo il quale il movimento democratico potrebbe "colpire il commercio" nel distretto degli affari di Hong Kong, danneggiando "sia le piccole imprese locali che le grandi operazioni multinazionali".

Occupy Central ha promesso di mantenere il proprio sit-in non violento nelle strade di Central - cuore del distretto finanziario di Hong Kong - se il governo non concederà ai cittadini una vera partecipazione democratica per le elezioni del capo dell'esecutivo (previste nel 2017). Il comunicato di condanna è stato siglato dalla Camera di commercio generale di Hong Kong, dalle sue controparti canadese, italiana e indiana  e dall'Associazione del Bahrein per il business. Ma alcuni gruppi molto influenti - come la Camera di commercio americana, quella britannica e quella australiana - non hanno voluto firmare. Al momento nel territorio si trovano circa 20 Camere di commercio internazionali.

Chan Kin-man (uno degli organizzatori del movimento Occupy) ha dichiarato che le Camere di commercio internazionale dovrebbero riconoscere che, nonostante gli inconvenienti di poco conto e di breve durata che le proteste possono portare, la protesta aiuterà a migliorare il governo di Hong Kong, creando un piano di lavoro stabile per la comunità economica internazionale.

Dello stesso avviso è anche il card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, che ha deciso di marciare per 84 ore in tutto il territorio per spingere i cittadini a partecipare a un referendum non ufficiale che chiede la piena democrazia ad Hong Kong e il suffragio universale per l'elezione del governatore nel 2017.

 

 

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