02/02/2021, 08.35
RUSSIA
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I sostenitori di Naval’nyj davanti al tribunale. Il patriarca condanna i giovani

di Vladimir Rozanskij

Oggi i giudici decidono il destino del blogger, in prigione per accuse contraddittorie. Quasi 10mila arrestati nelle manifestazioni in 18 regioni del Paese. Le crudeli violenze della polizia, fatta passare come “vittima”. Per Kirill, i giovani subiscono “influssi negativi” da internet. Ilarion: Naval’nyj come Lenin: malato di ideologia, viene dalla Germania, appoggiato dall’occidente.

Mosca (AsiaNews) - Alle 10 del mattino di oggi si riunisce il tribunale Simonovskij di Mosca per decidere il destino di Aleksej Naval’nyj. I suoi sostenitori hanno deciso di radunarsi davanti alla sede giudiziaria per sostenere il loro leader, come comunicato dal quartier generale di Naval’nyj attraverso i social media.

Il messaggio inviato era: “Siete pronti ad arrendervi? Siete pronti a cedere e a lasciare che Putin faccia tutto quello che vuole? I raduni del 23 e del 31 gennaio ci dicono di no. Perché voi siete le persone più coraggiose del nostro Paese. il 2 febbraio emetteranno la sentenza su Aleksej Naval’nyj, per rinchiuderlo in prigione per diversi anni su un’accusa costruita ad arte, quella della Yves Rocher. Tutti sappiamo che si tratta solo di una vendetta, perché Naval’nyj ha osato non morire, ed è tornato per lottare contro Putin”.

Naval’nyj è accusato di non essersi sottoposto alle verifiche richieste da parte degli inquirenti nel corso del 2020, e il fatto che fosse stato avvelenato e sottoposto a riabilitazione, per il tribunale, “non è un motivo sufficiente per non presentarsi all’appello”.

Intanto le cause penali intentate contro i manifestanti del 23 e del 31 gennaio hanno messo insieme 40 diverse motivazioni secondo vari articoli del codice, per evitare di riconoscere gli arrestati come parte di un unico movimento. I fermati si trovano nelle carceri di 18 regioni della Russia; 4000 persone il 23 e oltre 5000 il 31, di cui 1600 solo a Mosca.

I tanti video dei cortei del 31 gennaio diffusi sul web ricordano le analoghe testimonianze dei raduni bielorussi dello scorso anno. Persone assolutamente pacifiche trascinate sull’asfalto, picchiate sugli arti con gli sfollagente, colpite con elettroshock fino alla completa perdita di conoscenza, strappate a caso dal gruppo e gettate con la faccia nel fango. I media statali hanno parlato di “provocatori” aggressivi tra i manifestanti, che si sarebbero lanciati contro gli Omon “indifesi”, provocando con queste dichiarazioni un sempre più evidente “effetto Lukašenko” sulla figura dello stesso Putin.

Il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha commentato la sera del 31 gennaio, con una dichiarazione alla Tass dalla sua dacia d’isolamento a Peredelkino. A suo parere “esiste un problema di influsso negativo esterno sulla nostra gioventù… Non di rado i nostri giovani letteralmente perdono la testa, smarrendo qualunque orientamento nella vita. Bisogna contrastare questi influssi con dei pensieri corretti, con delle giuste convinzioni, che possano fare da freno efficace ad ogni influenza distruttiva”. Gli influssi negativi, secondo Kirill, provengono dalla televisione e da internet: “Se vogliamo assicurare un luminoso futuro alla nostra patria, è necessario controllare il flusso delle informazioni, che oggi travolgono l’uomo contemporaneo, e verificare quali siano gli ideali portati da questo flusso”.

Anche il metropolita Ilarion (Alfeev) si è lamentato del “coinvolgimento di bambini e adolescenti nelle azioni politiche, ciò che costituisce un’inammissibile violazione dell’ordine legislativo civile, e penso che i colpevoli dovranno assumersene la responsabilità” – ha dichiarato Ilarion in un’intervista sul canale Rossija-24. Il metropolita ha comunque ammesso che esistono seri problemi sociali, a partire dall’alto livello di corruzione in “alcune” strutture statali, e ha paragonato l’attuale situazione ai tumulti del 1917, prima della rivoluzione d’ottobre, quando appariva di continuo “ogni genere di propagandista, alcuni all’interno del Paese, altri erano all’estero, nella tranquilla Svizzera, da cui organizzavano i disordini in Russia, e da lì Lenin tornò in patria per fare la rivoluzione, che sappiamo a cosa ha portato”. Secondo Ilarion, Naval’nyj sarebbe il nuovo Lenin che torna dalla Germania per distruggere la Russia, sostenuto dagli sponsor occidentali. Anche il metropolita di Pskov, Tikhon (Ševkunov), ha ricordato i tempi della rivoluzione bolscevica, mettendo in guardia dalle conseguenze che potrebbero venire dall’escalation di proteste.

Molti si chiedono se le agitazioni continueranno in crescendo, alla maniera della Bielorussia del 2020 (i cui effetti non sono ancora terminati), e se il movimento di Naval’nyj riuscirà a formare una vera coalizione politica che alle elezioni di settembre contenda il parlamento al partito putiniano “Russia Unita” e ai suoi alleati, che potrebbero a loro volta modificare i propri orientamenti.

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