21/01/2019, 12.39
CINA-VATICANO
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Il Cristo clown di McDonald e la diocesi di Lanzhou

di Shan Ren Shen Fu (山人神父)

Nella diocesi di Lanzhou (Gansu), un sacerdote è stato trasferito con un ordine non del vescovo, ma del Ministero locale degli affari religiosi. Eppure si continua a difendere il concetto che la Chiesa in Cina "è indipendente". I rischi per la Chiesa e per l'accordo sino-vaticano.

Pechino (AsiaNews) – L’episodio del Cristo-clown esposto al Museo di Haifa ha delle similitudini con quanto avviene nella diocesi di Lanzhou (Gansu), dove un sacerdote è stato trasferito con un ordine non del vescovo, ma del Ministero locale degli affari religiosi. L’autore, il famoso blogger Shan Ren Shen Fu, vede in questo un pericolo: che la Chiesa in Cina non sia “indipendente” (come spesso si decanta), ma in realtà sia “dipendente” dal governo. E questo rischia di essere un problema anche per il nuovo accordo provvisorio fra Cina e Santa Sede: “Quando il Papa ha detto che la Chiesa non interferisce nella vita del Paese, vuol dire che gli affari della Chiesa possono essere tranquillamente ‘guidati’ dal governo?”.

 

La Tempesta della Croce

Il museo di Haifa (Israele) ha esposto un'opera d'arte (nella foto) nell'agosto dello scorso anno. In questa creazione l’artista finlandese Jani Leinonen ha sostituito Gesù Nazareno, noto a tutti, con l’altrettanto famoso clown che sta alla porta di ogni McDonald’.

Ciò che Leinonen vuole esprimere con questo lavoro per me non è molto chiaro (non riesco a vederci nulla), e non ho neanche il coraggio di dire che è solamente una "parodia". Perché è vero che davanti ad un’opera d’arte, la maggior parte delle persone non ne comprende il significato, anche gustando questo non capire. Oltre a guardare in silenzio e ammirare seriamente l’opera, la realtà è che non possono aprire la bocca per dire qualcosa a casaccio, per paura che il segreto venga rivelato!

Ma i cristiani che vivono in Israele hanno levato la loro protesta. Essi sostengono che questo sia un "insulto" alla fede cristiana e hanno chiesto al governo israeliano di attuare una politica di maggiore tolleranza per le credenze religiose, che non permetta questo tipo di comportamenti così provocatori e offensivi per le religioni.

L’incidente ha creato molto disagio in Jani Leinonen: come artista non pensava che il suo lavoro avesse qualche problema. È rimasto ancora più sorpreso che il Museo di Haifa esibisse ancora il suo lavoro, nonostante l'accordo per il ritiro anticipato dell’opera. Pertanto, Jani Leinonen è sconcertato dalla controversia causata dalla sua opera. Quello che non doveva succedere, è successo.

Il governo israeliano ha chiesto al Museo di Haifa di chiudere la mostra per evitare dispute religiose, ma il Museo ha ribadito che non cederà a pressioni politiche. Anche la richiesta dello stesso artista è stata ignorata. Centinaia di cristiani hanno quindi protestato davanti al Museo, scontrandosi con le forze di polizia. I leader cristiani hanno anche richiesto l’immediato smantellamento della mostra per evitare i conflitti causati dall’opera d'arte in questione

Forse sono i cristiani a non capire il significato di quest'opera d'arte, o essa veramente offende la religione; oppure è il Museo di Haifa ad usarla di proposito per stuzzicare i nervi dei cristiani, o sono i cristiani ad essere sempre un po' troppo sensibili. In breve, qualunque sia la motivazione, a causa di questo problema i cristiani che vivono in Israele stanno esprimendo il loro disappunto.

Un leader religioso ha detto: "Se un fatto del genere accadesse in Europa, potrebbe non essere un grosso problema, ma in Israele – la terra sacra alle tre principali religioni [monoteiste] – il fatto assume importanza maggiore ". Altri dicono: " Se queste opere toccassero la sensibilità religiosa di musulmani ed ebrei sarebbero bandite per sempre. Ma per quanto riguarda i cristiani – che sono solo poco più di 175.000 in Israele – non ci si preoccupa così tanto.”

A Lanzhou il governo ordina alla Chiesa

La diocesi di Lanzhou (Gansu) ha recentemente emanato uno strano "Ordine di trasferimento dei sacerdoti”, poi affisso sul muro della chiesa di Nan Hu (v. foto 2). Questo decreto ha ovviamente causato molti disordini. "L'ufficio per gli Affari Religiosi della contea di Shandan" ha emesso l’ordine di trasferimento dei sacerdoti della diocesi di Lanzhou e lo ha esposto pubblicamente sul muro della Chiesa: è la prima volta che avviene una cosa del genere.

Questa mossa ha alcune somiglianze con il pagliaccio di McDonald’.  L'arte è ad un livello superiore; l’ordine di trasferimento di un sacerdote non è una questione altrettanto nobile. L'educazione alla fede e lo spostamento dei sacerdoti sono sempre stati compiti del vescovo della diocesi (o, in mancanza del vescovo, dell’amministratore diocesano). Per caso il vescovo di Lanzhou con il suo insediamento ufficiale ha consegnato al governo anche le sue responsabilità di vescovo?

Inoltre, la separazione tra politica e religione è ancora la politica nazionale di base della Cina: sebbene l'interferire del governo negli affari interni della Chiesa non sia una novità in Cina, la decisione di spostare un sacerdote non ha precedenti.

Provo ad indovinare: forse è perché il vescovo non può farlo, così ha chiesto al governo di farsi avanti. Lo spostamento dei sacerdoti, lo sappiamo, non è mai stata una questione semplice: c’è molto lavoro da fare in maniera discreta, fino al suo completamento oppure all’impossibilità del trasferimento. Ma non si può chiedere al Dipartimento per gli Affari Religiosi di emettere direttamente l'ordine di spostamento di un prete (ancora più sorprendente è che il decreto lo abbia emesso l’ufficio Affari Religiosi di Shandan). L'anno scorso un prete ufficiale è stato rimosso dal suo incarico dal governo locale e non so come sia andata a finire poi la vicenda. All'inizio di quest'anno, le autorità del governo locale di Shandan hanno emesso il decreto di spostamento di un sacerdote, il che è davvero imbarazzante.

Se davvero un vescovo cinese può trasferire ora questo potere al governo, allora in futuro la Chiesa cinese non potrà certo dirsi indipendente dal Governo. Il vescovo diviene un cortigiano e i sacerdoti i suoi sostenitori. Sebbene dopo l'accordo [Cina-Vaticano] il governo cinese abbia riconosciuto il Papa come il leader supremo leader della Chiesa cattolica cinese, al fine di mantenere questo riconoscimento e la comunione piena duramente conquistata, il papa ha anche riconosciuto che l'attuale situazione della Chiesa cinese rimane un problema. Il papa comunque non parla di ostilità e promette che la Chiesa non interferirà nella vita del paese. Per questo motivo, quando lo studioso Liu Guopeng afferma che il governo parla di "indipendenza e auto-gestione", di "accantonamento permanente” [dell’influenza del Partito nella vita religiosa], e di “archiviazione” [del passato persecutorio], tutto ciò sembra non avere più così tanta importanza.

Quando la Chiesa in Cina arriverà a capire che la "persona" sulla croce è insostituibile, anche se viene sostituita dal pagliaccio di Mc Donald’? Quando accetta che l'ufficio per gli Affari Religiosi decida lo spostamento di un sacerdote, non sta forse livellando la vita della Chiesa a quella del Paese?

Quando il Papa ha detto che la Chiesa non interferisce nella vita del Paese, vuol dire che gli affari della Chiesa possono essere tranquillamente "guidati" dal Governo? Ad esempio, scegliere chi farà il vescovo, chi farà il parroco, oppure chi deve essere rimosso dal suo incarico!

Il Papa approva, il governo esegue, i vescovi obbediscono, i sacerdoti sostengono il vescovo, i fedeli eseguono gli ordini…Che la Chiesa cinese si trasformi in una grande azienda, è proprio questione di ore! Se è davvero così, perché il governo cinese ha ancora bisogno della retorica di "indipendenza e autogestione"?

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