18/01/2015, 00.00
FILIPPINE - VATICANO
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Il Papa ai giovani di Manila: Sappiate piangere, pensare, sentire, fare con i poveri

La testimonianza di una giovane, sopravvissuta a droga e prostituzione, spinge Francesco ad abbandonare il testo preparato e a parlare per oltre mezz'ora a braccio: "Solo se siamo capaci di piangere sulle cose che abbiamo appena sentito, potremo trovare una risposta al perché i bambini devono soffrire".

Manila (AsiaNews) - Il pianto e i singhiozzi non le hanno permesso di terminare la sua testimonianza davanti a papa Francesco. Ma la piccola Jun, una ragazza adolescente passata per la droga e la prostituzione, è stata al centro dell'incontro che il pontefice ha avuto stamane con i giovani nel campo sportivo dell'Università Santo Tomas di Manila: Francesco ha lasciato perdere il discorso preparato e ha parlato per oltre mezz'ora a braccio in spagnolo, facendosi aiutare dal suo "buon traduttore", p. Mark  Miles, che lo accompagna in questi giorni di visita nelle Filippine.

Dopo aver ringraziato Jun per aver parlato della sua esperienza "in modo così coraggioso", egli ha aggiunto:"Il cuore della tua domanda non ha risposta. Solo se noi siamo capaci di piangere sulle cose che tu hai detto, potremo avvicinarci a trovare la risposta a quella domanda".

"Questa è una grande domanda: perché i bambini soffrono così tanto? Perché soffrono i bambini? Solo quando il cuore piange, possiamo rispondere. Esiste una compassione mondana che non serve. Una compassione che al massimo ci fa dare qualcosa prendendola dal portafogli. Se Cristo avesse avuto questa compassione, avrebbe incontrato solo qualcuno e poi sarebbe ritornato al Padre. Cari giovani amici, al mondo d'oggi c'è un'incapacità a piangere...

Certe necessità della vita si vedono solo attraverso i nostri occhi pieni di lacrime.

Invito ognuno di voi: ho imparato a piangere? Quando vedo un bimbo emarginato, drogato, abbandonato, abusato, usato come schiavo? Questa è la prima cosa: impariamo a piangere, come lei ci ha insegnato oggi.... Se voi non imparate a piangere, non siete buoni cristiani".

La presenza di Jun, unica ragazza fra le quattro testimonianze, ha spinto il papa a sottolineare il valore della donna nella società: "Vedo una piccola presenza di donne fra voi. Le donne hanno molto da dirci nella società di oggi. Qualche volte siamo maschilisti e non permettiamo alle donne di esprimersi. Le donne sono capaci di vedere le cose con occhi speciali. Le donne sono capaci di fare domande che gli uomini non sono nemmeno capaci di capire.  Guardiamo alle cose di oggi. La bambina ha posto la domanda con le sue lacrime.

Col prossimo papa che viene a Manila, per favore, lasciate che vi siano più donne!".

L'incontro con gli oltre 30mila giovani, felici ed energici sotto la pioggia e il vento, è iniziato alle 10.30 del mattino. All'inizio un gruppo di ragazzi e ragazze hanno portato in processione un enorme crocifisso con l'immagine di un Cristo atletico e sanguinante e lo hanno fissato ("intronizzato") sul palco. Il papa si è inchinato e ha baciato i piedi della statua, poi ha ascoltato le diverse  testimonianze: quella di Jun e ... (Glisel?), due ex ragazzi di strada, ora in una casa-famiglia; Leandro, che ha parlato del mondo dell'informazione; Rikki, un ingegnere che per aiutare la popolazione colpita dal tifone Yolanda-Haiyan, ha inventato insieme ai suoi amici un sistema di illuminazione fatto con bottiglie di plastica e componenti molto economiche, per riportare la luce nelle case dei sopravvissuti.

Prendendo la parola e chiedendo di poter parlare in spagnolo con la traduzione, Francesco ha ricordato anzitutto la volontaria del Catholic Relief Service, Kristel che ieri è morta a Tacloban, colpita da una trave caduta a causa del vento, proprio all'inizio della messa. Il papa ha chiesto un minuto di silenzio e poi ha intonato un'Ave Maria per la giovane e un Padre nostro per i genitori.

Rispondendo alla domanda di Leandro sull'informazione, il pontefice ha detto: "Oggi con tanti media noi siamo informati, super informati. E' un male? No. Può aiutare. Ma corriamo il pericolo di vivere accumulando informazioni... , ma magari non sappiamo cosa fare con queste informazioni. Corriamo il rischio di trasformarci in giovani-museo, che hanno tutto, ma non sanno cosa farne. Non abbiamo bisogno di giovani-museo. Ma abbiamo bisogno di persone sagge. Questa è la sfida dell'amore. Qual è la materia più importante da apprendere all'università e nella vita? Apprendere ad amare. Non solo accumulare informazioni, ma attraverso l'amore, questa informazione sia feconda". E ha invitato i giovani a vivere in modo "armonioso" il pensare, il sentire e l'agire, facendo ripetere due volte la frase ai giovani: "Pensare, sentire, agire".

Il papa ha poi messo in guardia da una "psicologia da computer", in cui non vi è "sorpresa".

"Il vero amore - ha spiegato - è amare e lasciarsi amare. E' molto più difficile farsi amare.... Noi potremmo amare Dio, ma è più difficile farsi amare da Dio, aprendosi alla sorpresa. L'amore suppone sempre una sorpresa: amare ed essere amato. E Dio ci aspetta con una sorpresa, ci sorprende perché ci ha amati per primo. Lasciamoci sorprendere da Dio.

Non avviamo la psicologia del computer, che esclude la sorpresa. Nella sfida dell'amore, Dio si manifesta come sorpresa".

L'invito alla sorpresa è anche l'invito a seguire Gesù in modo radicale, sull'esempio di san Matteo. Il pontefice ricorda il quadro della vocazione di Matteo, dipinto dal Caravaggio. "Nel quadro c'è uno che dice: Lui? Quello che ruba? Ma la sorpresa di essere amato  supera [ogni cosa]".

"Lasciate farvi sorprendere da Dio.  L'amore reale ci chiede di spendere la vita in modo totale, lasciando vuote le tasche. San Francesco è morto con mani vuote, tasche vuote, ma con cuore pieno.  Ricordate: non uomini da museo, ma giovani saggi. Per essere saggi occorre pensare, sentire, fare bene. E per essere saggi, lasciatevi sorprendere da Dio".

Un ultimo punto è quello rivolto a Rikki,l'inventore. Francesco loda il suo impegno e quello dei suoi amici, ma aggiunge: "Una sola cosa ti manca" (cfr. Marco 10,16-30).

"Quanto giovani come voi ...sono capaci di dare, ma non di ricevere? Vi dico una cosa: diventate mendicanti. Questo è ciò che vi manca. Non è facile da capire: apprendere a mendicare; apprendere a ricevere dall'umiltà di coloro che aiutiamo. Apprendere ad essere evangelizzati dai poveri. Poveri, infermi, orfani, hanno molto da donarci".

Verso  la fine del suo dialogo, il papa ritorna al discorso preparato, ricordando la sfida ecologica, molto urgente nelle Filippine, ma poi conclude: "Scusatemi: non vi ho detto quello che avevo preparato scritto, ma c'è una cosa che mi consola: la realtà è superiore all'idea. E la realtà che ho incontrato qui è superiore alle idee".

 

 

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