15/05/2005, 00.00
VATICANO
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Il Papa: la libertà si fonda sul rispetto della legge di Dio

Una Chiesa in missione, che “deve aprire le frontiere ai popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati

Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa, che è in missione, “deve aprire le frontiere ai popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati”, ma in questo che è alla fine un promuovere la libertà essa ricorda che “la libertà umana è sempre una libertà condivisa, un insieme di libertà” e la legge di Dio non la restringe o limita, ma ne è il fondamento. Nel giorno di Pentecoste, “festa dello Spirito”, Benedetto XVI ha ordinato, per la prima volta da Papa, 21 diaconi della diocesi di Roma..

Per la solenne cerimonia, alla quale hanno partecipato cardinali e vescovi e i vertici della diocesi e del vicariato di Roma, nella chiesa gremita, il Papa ha proposto una riflessione sul senso della legge nella vita degli uomini e della Chiesa, laddove il popolo di Dio si costituisce anche attraverso la legge: "l'incontro con Dio al Sinai potrebbe essere considerato come il fondamento e la garanzia della sua esistenza come popolo". Nell'invito ad "aprire le nostre porte" a gettare "un ponte tra cielo e terra" e quindi verso il prossimo, papa Ratzinger ha poi spiegato ai futuri preti il senso della missione e del perdono, sottolineando in particolare l'importanza del sacramento della riconciliazione.

Nel corso della messa e poi, affacciandosi dalla finestra dello studio per la recita del Regina Caeli, egli ha ricordato che “soltanto in un' ordinata armonia delle libertà, che dischiude a ciascuno il proprio ambito, può reggersi la libertà comune”. Per tutto questo “il dono della legge sul Sinai non fu una restrizione o un' abolizione della libertà, ma il fondamento della vera libertà”. E “ad un ordinato assetto delle libertà umane non possono mancare i comandamenti che Dio stesso dona”.

Nel giorno di Pentecoste, il Papa ha sottolineato in modo particolare l’idea della missione. Benedetto XVI invita con forza la Chiesa a “senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare tra di noi: dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste”. “Continuamente chiudiamo le nostre porte, continuamente vogliamo metterci al sicuro e non essere disturbati dagli altri e da Dio”, ma il saluto che il Signore ci rivolge “pace sia con voi” è “un ponte che egli getta fra cielo e terra” e “su questo ponte, sempre insieme a lui, anche noi dobbiamo arrivare fino al prossimo, fino a colui che ha bisogno di noi”.

La Chiesa “nuovo popolo di Dio che proviene da tutti i popoli”, “deve continuamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere ai popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati”.

Come già durante la cerimonia della “presa di possesso” di San Giovanni in Laterano, ha indicato ai sacerdoti la virtù della “obbedienza alla parola di Cristo” e il “potere del perdono”, collegato al sacramento della riconciliazione, cioé la confessione. “Questo perdono può darcelo solo il Signore; un perdono che non allontana il male solo a parole, ma realmente lo trasforma”.

 

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