24/09/2007, 00.00
LIBANO
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Il Parlamento si riunirà domani, ma non voterà per il nuovo presidente libanese

di Youssef Hourani
La prevista sessione potrebbe essere occasione di dialogo, dopo che da mesi la Camera non viene riunita. La maggioranza e gli uomini di Amal annunciano la loro presenza, Hezbollah dice che ci sarà solo se sarà stato raggiunto un accordo sul nome del capo dello Stato. Si parla di una visita di Berri al patriarca Sfeir, che ha rinnovato il suo appello a non distruggere il Paese.
Beirut (AsiaNews) – Chiuso da mesi, il Parlamento libanese tornerà domani a riunirsi, ma non voterà per il nuovo presidente della Repubblica, come era previsto. La riunione servirà piuttosto a dare ai deputati un’occasione per confrontarsi sulla possibilità di trovare un accordo sul nome del nuovo capo dello Stato. A tale scopo, fonti vicine al patriarca maronita Nasralah Sfeir hanno confermato ad AsiaNews la prossima visita del presidente del parlamento Nabih Berri a Bkerke nelle ore precedenti la seduta parlamentare, per discutere con il porporato gli ultimi sviluppi della situazione.
 
I deputati di Amal, il movimento sciita che è guidato da Berri e fa parte dell’opposizione, hanno dichiarato che domani saranno comunque presenti in Parlamento. Lo stesso faranno i parlamentari della maggioranza, riuniti nel movimento del 14 marzo, una quarantina dei quali dopo l’assassinio di Antoine Ghanem vivono asserragliati in una dependance dell’hotel “Phoenicia”, per garantirsi maggiore sicurezza. Quanto ad Hezbollah, uno dei suoi responsabili, Mohammad Fneich,ha fatto sapere che i 14 rappresentaanti del Partito di Dio saranno alla Camera solo se sarà stato raggiunto un accordo sul nome del presidente, altrimenti farà mancare il richiesto quorum dei due terzi dei deputati. Analogamente finiranno col fare i loro alleati di Michel Aoun, che hanno annunciato che voteranno solo per lui.
 
Un appello a tutti perché smettono di distruggere il Paese è venuto, ieri, dal patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Durante la messa presieduta a Bkerke, egli ha espresso la sua preoccupazione di fronte al rifiuto del dialogo e dell'ascolto della voce delle coscienze e del comandamento di Dio, che proibisce di uccidere. “Fino a quando – ha chiesto – durerà la nostra notte?”.
 
Il card. Sfeir è tornato anche a chiedere a tutti i responsabili di contribuire alla rinascita del Libano ed ha espresso la sua vicinanza alle famiglie colpite dagli assassini, da ultimo quella di Ghanem e delle altre otto vittime dell’attentato di giovedì scorso, che continuano a pagare il prezzo con il sangue degli innocenti.
 
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