25/10/2019, 06.48
TURCHIA-RUSSIA
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Il patriarca di Costantinopoli canonizza un santo russo

di Stefano Caprio

Bartolomeo ha riconosciuto la santità di un asceta russo del XX secolo, l’archimandrita Sofronio (Sakharov), discepolo di Silvano del Monte Athos. Il gesto del patriarca ricorda che le contese ecclesiastiche non reggono il confronto con i segni della grazia divina. Sofronio ha prodotto una sintesi fra mistica orientale e pastorale occidentale.

Roma (AsiaNews) - In tempi di dissidi e dispetti tra i grandi patriarcati dell’Ortodossia, una notizia “di altro livello” rischiara le ombre delle umane contraddizioni: il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo (Archontonis) ha proclamato la santità di uno dei più illustri asceti russi del XX secolo, l’archimandrita Sofronio (Sakharov), a sua volta discepolo di un grande starets russo, Silvano del Monte Athos.

Il patriarca ha dato notizia della canonizzazione il 22 ottobre scorso, durante la sua visita ai monasteri della Santa Montagna, dove pure in questi giorni si susseguono visite contrapposte di esponenti “concorrenti” di Kiev e Mosca, che cercano di tirare dalla propria parte gli austeri monaci athoniti. Il gesto del patriarca ha ricordato che le contese ecclesiastiche non reggono il confronto con i segni della grazia divina, distribuiti senza calcoli a tutte le Chiese e le comunità cristiane di ogni latitudine.

Sergej Semenovich Sakharov, il futuro skhiarkhimandrit (monaco al massimo livello di professione), nasce il 22 settembre 1896 a Mosca. Durante la Prima guerra mondiale presta servizio come ingegnere dell’esercito, e nel 1915 entra nell’accademia delle Belle Arti, dove studia fino al 1917. La rivoluzione lo costringe all’esilio, insieme a tanti intellettuali ed esponenti della cultura non graditi al nuovo regime, e a poco più di 20 anni si trova a Parigi, dove studia all’istituto teologico di S. Sergio, fondato dagli emigrati russi. Oggi proprio questo istituto si trova al centro delle contese tra Mosca e Costantinopoli per i destini dell’eredità dei russi europei.

Sakharov si trasferisce poi in Jugoslavia, e infine giunge al Monte Athos, dove nel 1925 entra nel monastero Panteleimon, chiamato anche “Rossikon”, costituito da monaci russi. Nel 1927 fa la sua prima professione, ricevendo il nome di Sofronio. In quegli anni conosce il famoso starets Silvano, di cui diviene il figlio spirituale prediletto, e del quale poi scriverà una biografia molto diffusa in tutto il mondo cristiano di Oriente e Occidente.

Dopo la morte di Silvano, il discepolo va “nel deserto”, vivendo da eremita negli skity dell’Athos, e nel 1941 viene ordinato sacerdote (“ieromonaco”) da un vescovo serbo. Nel 1959 si reca in Gran Bretagna, dove inizia una delle più riuscite esperienze di “Ortodossia in Occidente”, fondando il monastero di S. Giovanni il Precursore nella contea di Essex. I suoi discepoli ancora oggi mostrano ai pellegrini una straordinaria armonia di ascesi orientale e pastorale occidentale, con grande partecipazione dei laici insieme al clero e ai monaci, senza mai cercare di ottenere notorietà, ma moltiplicando i frutti di grazia spirituale per tante persone e tanti bisognosi.

L’archimandrita Sofronio è noto per aver compiuto anche una particolare riforma liturgica nel suo monastero, sostituendo alla canonica Liturgia delle Ore la “preghiera del cuore”, la ripetizione incessante della giaculatoria “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!” che caratterizza l’esperienza del “pellegrino russo”. Si tratta di una spiritualità radicale di superamento di tutti i formalismi, che prende origine proprio dai padri spirituali russi del Monte Athos fin dal XVIII secolo. I monaci dell’Essex si riuniscono, anche con i laici, per due ore al mattino e due ore alla sera, a concentrarsi sulla preghiera di Gesù, che ognuno poi è invitato a proseguire lungo la giornata “secondo il ritmo del respiro”.

Padre Sofronio è morto nel suo monastero dell’Essex l’11 giugno del 1993. Insieme a lui, il patriarca Bartolomeo ha canonizzato altri quattro monaci greci, asceti del Monte Athos: Ieronymos di Simonos Petra (+ 1957), Daniele di Katunakis (+ 1929), Giuseppe l’Esicasta (+ 1959) e Efrem di Katunakis (+1998). Ai santi monaci si affida dunque la speranza dell’unità della Chiesa di Oriente e Occidente.

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