06/11/2014, 00.00
INDIA
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India: centinaia di persone in piazza per la "Lady di ferro di Manipur", da 15 anni in sciopero della fame

Irom Sharmila digiuna contro la legge marziale in vigore nel suo Stato. Il provvedimento dà poteri speciali (tra cui la piena immunità legale) alle forze armate. Questo ha causato vere e proprie violazioni dei diritti umani. L'attivista è alimentata a forza con un sondino e venne arrestata con l'accusa di "tentato suicidio".

Imphal (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di persone, provenienti da ogni parte dell'India e del mondo, hanno partecipato ieri a manifestazioni pacifiche per sostenere Irom Chanu Sharmila, 42 anni, entrata nel 15mo anno di sciopero della fame contro la legge marziale a Manipur. In tutto lo Stato nordorientale attivisti per i diritti umani, studenti e rappresentanti della società civile hanno digiunato e organizzato sit-in e vari programmi per esprimere la loro solidarietà alla lotta dell'attivista.

Chiamata anche la "Lady di ferro di Manipur", Irom Sharmila digiuna dal 5 novembre del 2000, dopo che 10 civili vennero uccisi mentre aspettavano l'autobus a Malom dalle forze paramilitari dell'Assam Rifles, il 2 novembre. L'attivista che da quando era bambina digiunava ogni giovedì, ha proseguito il suo sciopero della fame come forma di protesta pacifica e nonviolenta, per chiedere l'abolizione da Manipur del controverso Armed Forces Special Powers Act (Afsa) 1958.

La legge dà poteri speciali alle forze armate nelle cosiddette "aree disturbate". Di fatto, il provvedimento permette di interrogare e arrestare chiunque sia anche solo sospettato di essere un "terrorista" o un criminale. Inoltre, conferisce piena immunità legale ai militari, per qualunque loro azione. In tanti criticano l'Afsa, ritenuta responsabile - nelle aree dove è ancora in vigore - di vere e proprie violazioni dei diritti umani.

Tre giorni dopo l'inizio dello sciopero della fame, la polizia di Manipur ha arrestato la donna per "tentato suicidio", illegale secondo l'art.309 del Codice penale indiano. Prevedendo una pena massima di un anno di prigione, Irom Sharmila ha passato in carcere la maggior parte di questi 14 anni, alimentata con la forza attraverso un sondino nasogastrico. Una corte le ha offerto di dichiararsi colpevole per chiudere il caso, ma l'attivista resta irremovibile, spiegando che il suo "non è un tentativo di suicidio, ma una resistenza nonviolenta, come quella del Mahatma Gandhi".

Tra i numerosi riconoscimenti, spicca il premio Gwangju 2007 per i diritti umani. Con la "Lady di ferro" venne premiato anche Lenin Raghuvanshi, attivista per i dalit e direttore del People's Vigilance Commitee on Humna Rights (Pvchr), che ieri era presente alle manifestazioni per Irom.

Le persone intervenute in suo sostegno hanno chiesto l'abrogazione dell'Afspa anche dagli altri Stati nordorientali e dal Jammu e Kashmir. Binayak Sen, del People's Unioni for Civil Liberties (Pucl), ha spiegato: "Questa legge distrugge la vera essenza della democrazia e ostacola lo sviluppo della giustizia. Ormai più di due generazioni di manipuri sono cresciute senza conoscere cosa vuol dire la libertà".

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