22/01/2016, 09.02
IRAN
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Iran, elezioni parlamentari: il presidente Rouhani contro il bando ai candidati riformisti

In un intervento alla tv il presidente lancia un appello al Consiglio dei guardiani della Costituzione per una "maggiore presenza" di candidati riformisti. Ammesso sinora solo l’1% delle petizioni: 30 su 3mila richieste. In lizza 12mila persone per 290 seggi. L’ala riformista non intende boicottare il voto. Il 4 febbraio verrà presentata la lista ufficiale dei candidati. 

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente iraniano lancia un appello al comitato che presiede le elezioni, perché consenta la partecipazione di un numero maggiore di candidati dell’ala riformista alle parlamentari in programma il mese prossimo. In un intervento televisivo, Hassan Rouhani ha affermato che il Parlamento è la “casa del popolo, non di una fazione in particolare”. Inoltre, ha aggiunto, il voto "sarebbe privo di senso se non vi fossero partecipanti” di schieramenti e sensibilità diverse. 

Il commento del presidente iraniano giunge a un giorno di distanza dalla decisione del Consiglio dei guardiani della Costituzione (l’organismo di natura costituzionale del Paese) di ammettere solo l’1% dei candidati riformisti che avevano chiesto di registrarsi in vista delle elezioni. 

Molti dei candidati riformisti sono stati esclusi perché considerati dal comitato - composto da sei giudici eletti dal Parlamento (conservatore) e sei scelti di persona dal leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei - poco fedeli al Paese e alle sue istituzioni. 

Per le elezioni parlamentari del 26 febbraio in Iran si sono presentate 12mila persone per conquistare uno dei 290 seggi della Camera e gli 88 dell’Assemblea degli esperti, chiamata a scegliere il prossimo leader supremo del Paese. Fra gli esclusi vi sono anche alcuni esponenti dell’ala conservatrice, ma si tratta di una sparuta minoranza. Di contro, il 99% dei candidati riformisti - che promuovono cambiamenti politici e maggiore libertà economica - sarebbero stati esclusi dalla competizione. Hanno ottenuto il via libera solo 30 persone su 3mila. 

Per Hossein Marashi, fra i leader riformisti di primo piano, si tratta “del più grande numero di esclusioni della storia” dell’Iran. Tuttavia, egli aggiunge che la sua fazione non intende boicottare le urne: “Resteremo lì a combattere, perché non vogliamo che cresca l’estremismo”. 

Il gruppo riformista iraniano è stato relegato ai margini della vita politica e sociale del Paese subito dopo la massiccia campagna di repressione contro il Movimento verde in seguito alle contestate elezioni presidenziali del 2009 e quelle parlamentari del 2012. Tuttavia, l’elezione alla presidenza di Hassan Rouhani, un moderato, e il raggiungimento del recente, storico accordo sul nucleare ha rilanciato le speranze dei riformisti. Nel suo discorso il capo di Stato ha auspicato una “sana competizione” in vista del voto di fine febbraio, aggiungendo che è necessario “creare speranza, entusiasmo, competizione”.

Egli ha aggiunto che nessun funzionario è legittimato nel suo incarico “senza l’approvazione del popolo” e per questo ha dato mandato al vice presidente Eshagh Jahangiri di discutere le esclusioni con il Consiglio dei guardiani. A stretto giro è arrivata la risposta dei suoi vertici nella persona dell’ayatollah Ahmed Jannati, il quale ha detto che “non ci faremo influenzare da pressioni esterne”. La lista finale dei candidati verrà annunciata il prossimo 4 febbraio. 

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