29/04/2014, 00.00
IRAN
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Iran, il "prezzo del sangue" ha salvato 358 persone dalla forca

Nel Paese si applica la legge islamica che consente ai condannati a morte di salvarsi, pagando una somma di denaro alla famiglia della vittima dopo aver ricevuto il perdono. Tuttavia, nonostante questa legge sono state giustiziate 170 persone dall'inizio del 2014. Un condannato riceve il perdono pochi minuti dopo essere stato impiccato.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il procuratore generale iraniano, lunedì, ha affermato che il pagamento del "prezzo del sangue" ha salvato 358 iraniani dalla pena di morte lo scorso anno.

Questa pratica, resa possibile da una legge islamica chiamata Diya ("prezzo del sangue"), consente ai detenuti di salvarsi pagando una somma di denaro dopo essere stati perdonati dalle famiglie delle vittime. Tuttavia, secondo i dati pubblicati dall'Onu, più di 170  persone sono state giustiziate in Iran dall'inizio del 2014.

Il caso più famoso è quello di un giovane iraniano, Balal, condannato alla pena di morte per omicidio il quale, due settimane fa, è stato salvato dallo schiaffo della madre della vittima, quando già si trovava sul luogo della sua esecuzione. Nel suo caso la Diya ammontava a 3 miliardi di riyal (pari a 65.000 euro).

Dopo questo avvenimento, i media iraniani hanno riportato la notizia di altri molti casi nei quali i condannati sono stati perdonati dalle famiglie delle vittime: uno di essi ha ricevuto il perdono pochi minuti dopo che era già stato impiccato.

Nel frattempo Ahmet Shaheed, relatore delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran, ha esortato le autorità iraniane a svolgere un nuovo processo per una donna condannata alla pena di morte, accusata di aver ucciso un ex funzionario dell'intelligence iraniana. Egli ha poi dichiarato: "E' necessario che vengano rispettati i diritti dell'imputata, e che vengano condotto un giusto processo, in rispetto della legge iraniana e della legge internazionale".

 

 

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