07/06/2012, 00.00
ISRAELE – PALESTINA
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Israele ordina la costruzione di centinaia di nuovi insediamenti in Cisgiordania

Il premier Netanyahu annuncia l’espansione di Beit El, con 300 nuovi appartamenti. Il ministro delle Costruzioni parla di 551 case in altre zone della West Bank. In precedenza la Knesset ha respinto una mozione per la legalizzazione di un gruppo di abitazioni su terreni di proprietà dei palestinesi. Ira dei coloni ebraici che promettono battaglia.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato la costruzione di centinaia di nuove case nell'insediamento ebraico di Beit El, in Cisgiordania, cui se ne aggiungeranno molte altre nei territori palestinesi occupati. Il governo ha inoltre annunciato l'intenzione di legalizzare 13 dei 18 avamposti in territorio palestinese, contro i quali è stata sottoscritta una petizione, depositata all'Alta corte di giustizia. Tuttavia, l'esecutivo ha scatenato le ire dei coloni ebraici che dovrebbero - secondo quanto deciso dalla giustizia israeliana - abbandonare cinque installazioni perché costruite su terreni di proprietà di privati cittadini palestinesi. Il primo fra questi è l'avamposto di Ulpana, le cui operazioni di evacuazioni sono in programma ai primi di luglio, seguito poi da Migron, da liberare entro agosto.

Netanyahu ha dato il via libera all'espansione dell'insediamento di Beit El, che accoglierà almeno 300 nuove famiglie. In un secondo momento, il ministro per le Costruzioni Ariel Attias ha aggiunto che verranno realizzate 551 abitazioni in altre zone - non meglio specificate - della Cisgiordania. "Saranno evacuati 30 appartamenti - ha dichiarato in una nota il ministro - ma al loro posto ne verranno realizzati 850. Date le circostanze, questo è un buon compromesso".

In precedenza, la Knesset (il Parlamento israeliano, ndr) aveva respinto una mozione volta a legalizzare un gruppo di insediamenti in territorio palestinese. Il Primo Ministro si era opposto alla legge e ha assicurato di far rispettare la sentenza della Corte suprema, che ha ordinato la demolizione delle case dei coloni perché sorgono su terreni "appartenenti a privati cittadini palestinesi".

Ulpana è parte integrante della colonia di Beit El, edificata su terreni conquistati da Israele nella guerra del 1967. I palestinesi ne rivendicano il diritto legittimo, sottolineando che l'area dovrà rientrare nel futuro Stato. Secondo il diritto internazionale, tutti gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sono illegali, anche se il governo di Tel Aviv contesta la decisione rivendicando il possesso di alcune aree appartenenti per storia e tradizione agli ebrei. La controversia legata ai territori è uno dei principali ostacoli al cammino di pace fra israeliani e palestinesi, con i secondi che vedono ridursi sempre di più le porzioni di territorio e la speranza di veder nascere un proprio Stato.

L'annuncio di nuovi insediamenti dato dal premier Netanyahu ha scatenato le proteste di palestinesi, attivisti per i diritti umani e pacifisti, oltre che la reazione del governo americano, contrario alla decisione. Mark Toner, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha affermato che "la continua attività di Israele nella realizzazione di insediamenti mina gli sforzi di pace". I colloqui sono fermi da tre anni e il fronte palestinese non è intenzionato a riprenderli, sino a che Tel Aviv non "congelerà" tutte le costruzioni nella West Bank e a Gerusalemme Est.

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