16/02/2010, 00.00
INDONESIA
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Jakarta, ulema e governo: carcere e multe per coppie di fatto

di Mathias Hariyadi
Tre mesi di galera e pene in denaro fino a 370 euro per quanti convivono o instaurano matrimoni plurimi. Il disegno di legge avanzato dal Ministero degli affari religiosi con il sostegno del potente Consiglio degli ulema. La poligamia, ammessa dall’islam, bollata come “cattiva ed egoistica”.
Jakarta (AsiaNews) – Il Ministero degli affari religiosi – sostenuto dal potente Consiglio degli ulema indonesiani (Mui) – intende emanare una legge che prevede carcere e multe per le coppie che convivono al di fuori del matrimonio. Il giro di vite del governo potrebbe colpire anche la poligamia – ammessa dall’islam, ma osteggiata dalla società civile in Indonesia, il Paese musulmano più popoloso al mondo – e i contratti matrimoniali. In caso di approvazione, ogni violazione della norma verrà punito con pene detentive fino a tre mesi e multe in denaro per cinque milioni di rupie (poco più di 370 euro).
 
Maaruf Armin, figura di primo piano del Mui, spiega che l’organizzazione sostiene dal 2005 la battaglia del Ministero per gli affari religiosi e chiede “la piena applicazione” del disegno di legge che proibisce la convivenza extra-matrimonio. Le coppie di fatto, secondo il leader islamico, meritano la galera per il loro comportamento “illegale”.
 
La diatriba sulle convivenze al di fuori del matrimonio è tornata di stretta attualità in seguito all’annuncio di Suryadharma Ali, Ministro per gli affari religiosi, secondo cui lo Stato dichiarerà fuorilegge le coppie non sposate. Il Consiglio dei ministri ha illustrato alla Segreteria di Stato il disegno di legge; essa apporrà le proprie valutazioni, prima di rinviare la norma alla Camera dei deputati per il voto. La legge prevede punizioni che variano a seconda della gravità del crimine commesso – fino a tre mesi di galera e multe per 370mila euro – nei casi di convivenza al di fuori del matrimonio, poligamia e accordi matrimoniali.
 
Le coppie non registrate – Nikah Siri, nel linguaggio popolare locale – sono divenute una pratica comune in Indonesia, soprattutto fra le celebrità dello spettacolo, gli uomini d’affari e i politici. Il giro di vite riguarda anche la poligamia che, sebbene ammessa dall’islam, è osteggiata da gran parte dell’opinione pubblica. La pratica viene anche adottata in gran segreto ed è bollata come “cattiva” ed “egoistica”, perché colpisce le donne e i figli della coppia costretti a vivere “in condizioni di illegalità”.
 
Nell’arcipelago indonesiano il matrimonio è considerato valido se effettuato davanti a un leader religioso; il rito viene quindi riportato sul Catatan Sipil, una sorta di registro civile delle unioni matrimoniali. La legge al vaglio dei parlamentari ha ricevuto il “sostegno personale” di Mahfud MD, presidente della Corte costituzionale, che sottolinea: "nonostante il diritto morale e legale alla poligamia nell'islam, essa non è altro che il desiderio di soddisfare il proprio egoismo personale e il desiderio sessuale”.
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