04/05/2020, 11.46
LIBANO
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La Chiesa libanese sostiene il piano di risanamento economico del governo

Nell’omelia per la festa di Nostra Signora del Libano il patriarca Raï invita l’esecutivo a ratificare “un accordo completo” nella riunione del 6 maggio. Sfide e bisogni sono “aumentati” in seguito alla paralisi imposta dall’emergenza Covid-19. Un appello alla Madonna a guarire i malati. Leader sciita condanna la decisione tedesca di dichiarare Hezbollah organizzazione terrorista e bandire le attività. 

Beirut (AsiaNews) - La Chiesa libanese “accoglie con favore” il piano di risanamento economico elaborato nei giorni scorsi dal governo e prega perché, il 6 maggio nell’incontro previsto al palazzo presidenziale, venga ratificato “un accordo completo” sul contenuto e la sua applicazione. È quanto ha sottolineato ieri il patriarca maronita card Beshara Raï, durante l’omelia della messa domenicale in occasione della festa di Nostra Signora del Libano. Il patriarca rinnova l’appello alla classe dirigente per il “ripristino della vita economia” e risposte alla “crescente ondata di povertà”. Serve trovare un equilibrio, ha aggiunto, fra “deprezzamento del valore della lira e alto costo della vita”. 

Il card Raï ha rilanciato “bisogni e sfide” che l’esecutivo deve fronteggiare, già presenti in passato e “aumentati dalla paralisi imposta” dal Covid-19. Da mesi il Paese dei cedri è attraversato da una profonda crisi economica, politica e istituzionale, aggravata dalla guerra in Siria e che si è acuita con il nuovo coronavirus. Un Libano sempre più nel caos e che preoccupa i vertici cristiani, secondo cui è in atto “un complotto per cambiare il volto” della nazione. 

Nell’omelia della messa celebrata nella chiesa del patriarcato e non, come da tradizione, nella basilica di Harissa, vicino alla statua della Madonna, il porporato ha chiesto a Dio attraverso l’intercessione di Maria “di guarire” i malati di coronavirus. Al contempo, egli ha invitato a unire “gli sforzi di funzionari e lavoratori” in campo politico e sociale, perché oggi nel mondo “aumenta il numero di famiglie povere” e quanti “non saranno in grado di recuperare”. 

Intanto, sul fronte politico ed economico il primo maggio scorso il Primo Ministro Hassane Diab e il titolare delle Finanze Ghazi Wazni hanno firmato la richiesta ufficiale di assistenza al Fondo monetario internazionale (Fmi), come previsto dal pacchetto di incentivi approvato il 30 aprile dal governo. Dopo settimane di discussioni è arrivata l’adozione, all’unanimità, di un piano di risanamento finalizzato a ristrutturare il debito, rivedere la spesa pubblica e ottenere aiuti indispensabili per risollevare un'economia alla deriva. Il piano prevede prestiti per 10 miliardi di dollari, in aggiunta agli 11 dai Paesi donatori alla Conferenza di Parigi del 2018 (Cedre). 

Il patriarca Raï ha concluso l’omelia ricordando che è “dovere dello Stato” pagare i debiti finanziati dalle istituzioni contraenti, fra cui “ospedali, scuole, orfanotrofi” in modo che questi ultimi possano “mantenere i dipendenti e pagare i salari”. Da ultimo è fondamentale risolvere l’annoso problema della gestione dei rifiuti, ancora attuale, e sostenere l’esecutivo per l’apprezzabile sforzo che sta compiendo “per il ritorno dei libanesi dall’estero, in particolare gli studenti”. 

Infine, il presidente del Consiglio superiore sciita Sheik Abdel Amir Kabalan ha condannato la decisione della Germania di proibire sul proprio territorio le attività di Hezbollah, invitando la diaspora libanese nel Paese e in tutta Europa “ad agire e opporsi a questa decisione”. Nei giorni scorsi Berlino ha “bloccato […] l’organizzazione terrorista” libanese sciita, accogliendo richieste in tal senso avanzate da tempo da Stati Uniti e Israele. Polizia e forze di sicurezza hanno compiuto perquisizioni nelle moschee e nelle sedi delle associazioni legate a Hezbollah. Kabalan ha condannato la decisione, perché colpisce un movimento “con un vasto riscontro” nel Paese dei cedri e che opera in modo attivo nella lotta contro “il terrorismo sionista e takfirista”.

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