16/11/2012, 00.00
RUSSIA - MEDIO ORIENTE
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La Chiesa russo-ortodossa rafforza la presenza in Terra Santa

di Nina Achmatova
Conclusa la prima visita del Patriarca Kirill nella regione. L’obiettivo, a suo dire, è ora aumentare il numero di pellegrini per creare più stretti legami tra la Russia e il Medio Oriente. Proprio in un momento in cui il Cremlino, nella crisi siriana, si gioca la sua influenza nella regione.

Mosca (AsiaNews) - Il ritorno del Patriarcato di Mosca in Terra Santa "avrà un effetto benefico e conseguenze positive sia per la vita spirituale del nostro popolo, che per quella degli ortodossi in Terra Santa".  A riassumere così il significato della sua storica visita in Israele, Territori palestinesi e Giordania (9-14 novembre), è stato lo stesso Kirill, recatosi nella regione per la prima volta, da quando nel 2009 è diventato il leader della Chiesa russo-ortodossa. Il ministero degli Esteri israeliano aveva annunciato la visita, definendola la più importante nel suo genere, dopo quella di Benedetto XVI nel 2009. 

Di certo la missione ha avuto un suo peso a livello religioso, ma i commentatori non hanno mancato di rilevarne anche l'aspetto "meno spirituale", legato alla più ampia politica espansionistica della Chiesa russa, portata avanti da Kirill con un vigore molto maggiore rispetto al suo predecessore Alexy II. 

Intento a rivitalizzare il suo ruolo di protettore dell'ortodossia, anche al di fuori dei confini della Federazione, il Patriarcato ha così riaffermato la sua presenza in uno dei luoghi più importanti di tutto il cristianesimo, in un momento in cui la situazione dei cristiani in Medio Oriente si fa sempre più delicata, tra guerre, terrorismo ed estremismo islamico.

I russi emigrati in Israele negli anni '90, dopo il crollo dell'Unione Sovietica sono circa 1.200.000. Una minoranza culturale molto  influente nella zona. Di questi, circa 300mila sono cristiani ortodossi, che hanno Mosca come punto di riferimento. Senza contare  i 120mila cristiani arabi, che vedono nella Russia un alleato storico, ma guardati con sospetto dal Patriarcato di Kirill, che sta cercando di contenere quella che negli ambienti ecclesiastici russi è chiamata l'"arabizzazione"dell'ortodossia nella regione.

Con tappe a Betlemme, Nazareth, Tiberiade e sul fiume Giordano, Kirill ha donato campane alla chiesa di San Giovanni Battista a Jaffa, consacrato quella di Ognissanti a Gerusalemme e fatto intendere che, con l'aiuto dei governi locali, promuoverà in ogni modo i pellegrinaggi di russi in Terra Santa, già aumentati di 600mila persone l'anno, dopo l'abolizione del regime dei visti con Israele.

In occasione della visita in Giordania alla 'Casa del pellegrino russo', il Patriarca ha detto chiaramente che l'obbiettivo "è aumentare la presenza della Chiesa russo-ortodossa in Terra Santa". "Non intendiamo una presenza fisica - ha poi  spiegato - quello che è importante assicurare  il maggior numero possibile di pellegrini". In questo modo, ha sottolineato, "aumenteremo i legami della Russia con i Paesi dove si trovano i luoghi santi". Nel suo viaggio - definito "non politico" dal portavoce del Patriarcato - Kirill ha, comunque, incontrato le massime cariche di Stato: dal presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), a quello israeliano Shimon Peres, fino al re Abdullah II di Giordania.

Come nello spazio ex sovietico, la Chiesa russa conduce una politica espansionistica che va di pari passo con quella del Cremlino. Non a caso la visita in Terra Santa arriva in un momento in cui Mosca si sta giocando tutta la sua influenza in Medio Oriente nella soluzione della crisi in atto da oltre un anno in Siria. L'affermazione del ruolo del Patriarcato russo nella regione passa anche per aiuti economici. Secondo fonti di AsiaNews nel mondo ortodosso, il Patriarcato di Mosca cerca di sfruttare la crisi in Grecia per aumentare la sua influenza sul Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, il quale ha ufficialmente ospitato Kirill nel suo viaggio. Ne è un esempio la vicenda del Santo Sepolcro, dove proprio l'intervento del Patriarca russo ha messo fine a un contenzioso con la società israeliana Hagihon, alla quale gli ortodossi dovevano  circa 1,8 milioni di euro per le forniture di acqua. Il ministro del Turismo israeliano ha fatto sapere che il debito è stato estinto e il portavoce del Patriarcato russo, Alexandr Volkov, non ha mancato di sottolineare che è stato "grazie all'autorità"(e alla disponibilità economica) di Kirill.  

 

 

 

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