01/07/2015, 00.00
RUSSIA
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La statua del fondatore della Cheka potrebbe tornare in centro a Mosca

La questione potrebbe essere oggetto del primo referendum della capitale russa nella sua storia post-sovietica. Promotori dell’iniziativa sono i comunisti, ma secondo gli analisti anche il Cremlino ha i suoi interessi.

Mosca (AsiaNews) - Mosca  potrebbe a breve tenere il suo primo referendum del periodo post-sovietico e uno dei quesiti potrebbe riguardare una delicata questione per l’opinione pubblica russa: il ritorno sulla piazza della Lubyanka, storica sede dei servizi segreti sovietici e russi, della statua del fondatore della Cheka, la polizia segreta che precedette il Kgb, Felix Dzerzhinsky (nella foto).

Il 25 giugno, infatti, la Duma di Mosca ha approvato la richiesta del partito comunista per tenere un referendum, che chiederebbe ai cittadini di esprimersi su tre domande. Le prime due riguardano sistema d’istruzione e sanità, ma la terza chiede se debba essere riportata al centro della città la statua del Felix di ferro, come è conosciuto il famigerato fondatore della Cheka, rimossa nel 1991 a segnare la fine dell’epoca sovietica.

Ora in un mese, i comunisti devono raccogliere almeno 146.000 firme (il 2% dei moscoviti con diritto di voto) a sostegno della consultazione popolare, che - stando alle prime stime - dovrebbe costare oltre 450 milioni di rubli. Se tutto procede senza ostacoli, Mosca terrà a settembre il suo primo referendum dopo il crollo dell’Urss.

“Abbiamo provato a organizzare un referendum dal 2011, ma il comitato elettorale di Mosca ha sempre trovato una scusa per non autorizzarci a farlo - ha denunciato al Moscow Times il deputato comunista Andrei Klychkov - l’ultima volta abbiamo fatto ricorso contro la decisione del comitato e dopo che abbiamo avuto il parere positivo sia del tribunale della città di Mosca che della Corte suprema, sono stai costretti a pronunciarsi a favore”.

Il monumento al Felix di ferro simbolizza il potere del Kgb, creato per combattere i “nemici della nazione” e che ha terrorizzato le vite dei cittadini sovietici. Non sorprende che quello sulla sua futura collocazione sia il quesito che più sta facendo parlare in vista del possibile referendum. “Vladimir Putin deve usare la retorica di sinistra ora che si sono esaurite le idee nazionaliste - ha spiegato il politologo Dmitri Oreshkin - la situazione politica ed economica non sta migliorando, così deve esserci qualcosa che distragga l’attenzione”. A detta di Oreshkin, è difficile che il controverso monumento torni in piazza della Lubyanka anche se si svolgesse il referendum. Non è d’accordo un altro analista, più vicino al Cremlino, Dmitri Orlov secondo il quale il risultato non è affatto scontato. (N.A.)

 

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