13/12/2004, 00.00
GIAPPONE - COREA DEL NORD
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Le menzogne di Pyongyang induriscono il Giappone

di Pino Cazzaniga

Tokyo (AsiaNews) - L'insensata temerarietà del regime di Pyongyang rischia di spingere a un conflitto tutto l'estremo oriente. Due giorni fa il governo giapponese ha bloccato l'invio di 125 mila tonnellate di generi alimentari promessi per motivi umanitari alla Corea del Nord. Nello stesso tempo, Tokyo ha detto che entro breve si doterà di missili per contrastare la minaccia nucleare del vicino coreano.

 

Tanta durezza è stata causata proprio dal regime di Kim Jong Il, che ha abusato dei sentimenti dei giapponesi, mentendo sulla questione dei rapimenti. Alla fine di novembre una commissione governativa del Giappone si è recata a Pyongyang per avere informazioni precise su dieci giapponesi rapiti anni fa da agenti del regime nord coreano. Le risposte ottenute erano insoddisfacenti. Unico segno, apparentemente concreto, sono state le ceneri di Megumi Yokota, una donna giapponese che era una ragazza di 13 anni nel 1977, quando è stata rapita e che, secondo le autorità nord-coreane, si sarebbe tolta la vita 7 anni fa. Kim Chol-jun, che si è presentato come marito della rapita, ha consegnato le ceneri alla commissione d'inchiesta. È molto difficile trovare il DNA in cadaveri cremati ma, grazie alle avanzate tecniche del laboratorio di medicina legale dell'università Teikyo, gli esperti giapponesi sono riusciti a isolare due DNA nessuno dei quali corrisponde a quello della Megumi.

 

Il segretario del governo, Hiroyuki Hosoda dandone l'annuncio ha detto: "Il fatto è estremamente riprovevole e viola lo spirito della dichiarazione di Pyongyang". Questa è stata firmata dal primo ministro giapponese Junichiro Koizumi e dal leader nord-coreano Kim Jong-il a conclusione del primo vertice tra le due nazioni. (settembre 2002) In una sua clausola si dichiara che "i due governi si impegnano a risolvere con sincerità i problemi pendenti da ambo le parti". Il cinismo del regime stalinista ha scambiato la sincerità con la menzogna.

 

"La forza della verità ha mostrato di essere piú potente della malvagità" ha detto il signor Shigeru Yokota (72) padre della Megumi, durante una conferenza stampa organizzata dal comitato delle famiglie dei rapiti-scomparsi. E ha aggiunto: "Con l'ira della nazione a nostro sostegno chiediamo al governo di imporre immediate sanzioni alla Corea del nord.". L'editorialista del quotidiano Asahi shimbun, facendosi portavoce  dell'indignazione pubblica, ha commentato: "Fino a quando (il regime di Pyongyang) si farà beffe del dolore delle famiglie degli scomparsi e dei sentimenti del popolo giapponese?".

 

Tra gli analisti è diffusa la convinzione che ci si trova di fronte a una svolta molto pericolosa non solo per i rapporti tra le due nazioni ma anche per la sicurezza nell'Asia nord-orientale. Riassumiamo i precedenti dell'ultima insensata azione temeraria di quel regime.

 

Negli anni '70 e '80 parecchie persone sono scomparse da province giapponesi che si affacciano sul mare antistante alla Corea. Si è subito sospettato che i rapimenti fossero stati programmati nel nord della penisola. Le investigazioni della polizia nazionale hanno trasformato i sospetti in certezze per almeno quindici persone. Tokyo ha chiesto spiegazioni a Pyongyang che, per decenni, ha negato tutto. L'audace visita di Koizumi a nella capitale nord-coreana è stata un rischio affrontato nell'intento di risolvere questo e altri problemi pendenti. Seduta stante l'impenetrabile Kim Jong Il ha riconosciuto il fatto delittuoso e ha promesso di rimandare in Giappone i cinque rapiti ancora viventi, come di fatto è avvenuto. Ha aggiunto, tuttavia, che degli altri dieci rapiti otto, tra i quali la Megumi, erano deceduti e due non erano mai entrati nella nazione. Il governo giapponese non ci ha creduto e nell'intento di ottenere informazioni attendibili Koizumi ha programmato un secondo incontro al vertice (estate 2004) esigendo ricerche effettive e trasparenti. La colossale bugia delle false ceneri consegnate alla commissione di inchiesta giapponese è stata la risposta di Pyongyang.

 

Le conseguenze sembrano gravi a tre livelli: nazionale, militare e diplomatico. A livello nazionale: popolazione e partiti politici, compresi quelli dell'opposizione, esigono sanzioni economiche sempre più forti contro la Corea del nord. Tuttavia Koizumi, correndo il rischio di diventare impopolare, ha detto di voler continuare la policy del dialogo e della pressione. La responsabilità di primo ministro non gli lascia altra alternativa. Egli sa che Tokyo è nel raggio della gittata dei missili nord-coreani, con probabili testate nucleari.

 

La conseguenza a livello militare è il riarmo del Giappone. Il 12 dicembre il capo della SDF (agenzia di auto-difesa, cioè esercito) ha dichiarato che il governo giapponese pensa di costruire in breve tempo missili di reazione immediata.

 

Ma la conseguenza più grave è a livello diplomatico: i colloqui a "sei" (Stati Uniti, Corea del nord, Corea del sud, Giappone, Russia e Cina) per la risoluzione del problema della proliferazione nucleare nel nord sembrano gravemente compromessi. Finora grazie al triangolo Seoul, Tokyo, Pechino la politica del dialogo con Pyongyang ha avuto la meglio su quella dell'intransigenza adottata dall'amministrazione Bush. É ormai molto probabile che d'ora innanzi il Giappone si allinei con gli intransigenti.

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