08/01/2013, 00.00
LIBIA
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Libia, mons. Martinelli: i copti ortodossi e i cristiani tutti non sono un bersaglio degli estremisti

Per il vicario apostolico di Tripoli l’attacco contro la chiesa di S. Giorgio a Dafniya è frutto dell’instabilità sociale che sta attraversando il Paese. La comunità copta festeggia il Natale senza ulteriori minacce.

Misurata (AsiaNews) - "I copti ortodossi in Libia hanno festeggiato il loro Natale in serenità. L'attacco di fine dicembre contro la chiesa di S. Giorgio a Dafniya è il primo contro i cristiani in Libia. Esso è però un caso isolato, che va letto alla luce dell'instabilità sociale e politica che sta attraversando il Paese". E' quanto afferma ad AsiaNews mons. Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che lo scorso 6 gennaio ha fatto visita alla comunità copta-ortodossa di Tripoli, portando gli auguri della Chiesa cattolica per il Natale ortodosso che si è festeggiato ieri.

Lo scorso 30 dicembre un gruppo di  ignoti ha attaccato la chiesa copta ortodossa di San Giorgio a Dafniya nella provincia di Misurata. Nell'esplosione due persone di nazionalità egiziana hanno perso la vita. Altre due sono rimaste ferite. L'attentato è avvenuto poco dopo la fine della messa. Il gruppo di assalitori ha atteso l'uscita dei fedeli, che sono stati bersagliati con delle granate. Timothy Beshara, sacerdote della Chiesa copta-ortodossa libica, racconta che l'edificio ha subito gravi danni, in particolare il refettorio che è ormai un cumulo di macerie.

All'inizio il caso è stato liquidato come un semplice "incidente", ma su pressione delle autorità egiziane, il governo di Tripoli ha subito avviato le indagini per arrestare i colpevoli e smorzare le voci di un possibile aumento del fondamentalismo islamico contro i cristiani.

Per mons. Martinelli "i cristiani devono anzitutto chiedere protezione alla autorità libiche - sottolinea il prelato - aiutando questo nuovo Paese a crescere". Secondo il prelato il fondamentalismo islamico vi è sempre stato in Libia, ma ora la forza degli islamisti si sta sgonfiando.

Sotto il regime di Gheddafi lavoravano in Libia circa 1,5 milioni di egiziani. Per anni essi erano il secondo gruppo etnico più numeroso dopo gli stessi libici. Con l'inizio della guerra civile oltre la metà dei migranti ha fatto ritorno in patria, ma in molti sono ritornati dopo la caduta del rais. Fra essi diverse migliaia sono cristiani copti ortodossi, che insieme a cattolici e protestanti compongono la piccola comunità cristiana locale, che rappresenta circa il 3% della popolazione.  

La città costiera di Dafniya è situata a circa 30 km a ovest di Misurata. L'area è ancora controllata da contingenti ribelli armati ed è l'unica ad avere ancora posti di blocco in mano ai miliziani. A Misurata, Bengasi e Derna sono attivi diverse cellule estremiste islamiche dove militano anche guerriglieri provenienti da altri Paesi arabi. Lo scorso 11 settembre un gruppo di estremisti vicini ad al-Qaeda ha assaltato con armi pesanti il consolato statunitense di Bengasi, uccidendo l'ambasciatore  Usa a Tripoli Christopher Stevens e tre persone del suo staff. (S.C.)

 

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