16/02/2015, 00.00
VATICANO - LIBIA - EGITTO
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Papa: i copti uccisi in Libia "sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani"

"Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo".

Città del Vaticano (AsiaNews) - I copti uccisi in Libia "sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani", la loro è "una testimonianza che grida", è "l'ecumenismo del sangue" che invita ad andare avanti sulla via dell'unità. Papa Francesco ha espresso così, oggi, il suo "profondo e triste sentimento" per la notizia dei cristiani copti egiziani trucidati dai terroristi dell'Isis in Libia.

Il Papa stava incontrando una delegazione della Chiesa Riformata di Scozia e rispondendo al Moderatore, rev. John P. Chalmers, ha detto: "Mi permetto di ricorrere alla mia lingua madre per esprimere un profondo e triste sentimento. Oggi ho potuto leggere dell'esecuzione di quei ventuno o ventidue cristiani copti. Dicevano solamente: 'Gesù aiutami'. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a quello che succede nella terra di Gesù. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare Cristo, chiedo di incoraggiarci l'uno con l'altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta incoraggiando, l'ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani". 

Già nel suo discorso, Francesco, sottolineato il buono stato dei rapporti tra le due Chiese, aveva sottolineato la necessità della comune testimonianza.  "Nel nostro mondo globalizzato e spesso disorientato - ha detto - una comune testimonianza cristiana è un requisito necessario per l'incisività dei nostri sforzi di evangelizzazione. Siamo pellegrini e peregriniamo insieme. Dobbiamo imparare ad «affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell'unico Dio» (Evangelii gaudium, 244)".

"La fede e la testimonianza cristiana - ha concluso - si trovano di fronte a sfide tali, che soltanto unendo i nostri sforzi potremo rendere un efficace servizio alla famiglia umana e permettere alla luce di Cristo di raggiungere ogni angolo buio del nostro cuore e del nostro mondo. Possa il cammino di riconciliazione e di pace tra le nostre comunità avvicinarci sempre di più gli uni agli altri, così che, mossi dallo Spirito Santo, possiamo portare a tutti la vita e portarla in abbondanza".

 

 

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